L’allevamento del cavallo è una meraviglia della natura e tutti gli appassionati dovrebbero poter fare questa esperienza meravigliosa. Purtuttavia, in Italia, è un’attività da veri appassionati perché la povertà dei pascoli e l’alto costo della mano d’opera la rendono economicamente non competitiva con il nord Europa.
Gli elementi che ne determinano il successo con le relative percentuali di incidenza sono la genetica (25%), l’alimentazione (25%), l’esercizio e l’addestramento (40%) e l’utilizzo finale (10%).
La genetica segue le regole dettate dalla legge di Mendel: è basata sulla selezione delle fattrici e degli stalloni. Vi è una notevole differenza tra l’allevamento del mezzosangue e quello del cavallo da corsa: nel primo, una buona fattrice assicura la produzione di buoni prodotti dai tre anni fino in tarda età (26), incrociata con stalloni che ne migliorino il modello o le caratteristiche di sangue. Ho montato personalmente tanti figli delle stesse fattrici ed erano tutti di pari attitudine. Ritengo un errore quello di molti allevatori che hanno abbandonato l’uso del purosangue perchè i prodotti hanno perso di atleticità, qualità indispensabile nei moderni percorsi. Lo fanno perchè temono di produrre cavalli poco “cavalcabili” e quindi difficili da vendere. Dovrebbero invece organizzarsi per effettuare in proprio una buona doma che, nell’addestramento del cavallo, conta per l’80%. Leggano l’articolo sulla flesso-estensione: è un lavoro non facile ma che si può fare in proprio. Inoltre con i cavalli vicini al purosangue si fa prima perchè sono degli atleti di costituzione.
Quindi, nel mezzosangue, quando una fattrice ha dato un cavallo mediocre, è meglio non insistere.
Nel purosangue invece, secondo le esperienze sin qui condotte, il migliore è il terzo prodotto (Tesio) e poi la capacità della fattrice di trasmettere qualità si esaurisce con l’avanzare dell’età.
Bisogna sempre partire da cavalle di grande qualità: vincitrici di gruppo o comunque di buon livello nel cavallo da corsa, cavalle di livello internazionale, o le loro figlie, nel mezzosangue. Nel cavallo da corsa le fattrici dovrebbero essere coperte da stalloni di una linea di sangue che ha avuto successo nell’incrocio con la loro. Bisogna tener presente che l’incrocio tra consanguinei tende a fissare i caratteri, positivi ma anche negativi, tanto che la natura tende a difendersi naturalmente con la sterilità.
L’introduzione di sangue nuovo può essere positiva se è immune da difetti: il modello è importantissimo perché tutte le tare tornano sempre fuori ed ha un’importanza grandissima nella precocità dell’impiego e quindi nella durata del prodotto.
L’alimentazione della fattrice e del puledro sono importanti quanto la genetica: per questo è bene che l’allevamento sia inserito in un’attività agricola che assicuri prodotti di alta qualità. I pascoli devono essere ben suddivisi in modo da assicurarne la rotazione ed evitarne l’usura. Devono essere ripuliti quando si mettono a riposo e concimati correggendone l’eccesso eventuale di acidità.
Nella gestione delle fattrici conviene sempre avvicinarsi alla natura: nella quale le cavalle, all’avvicinarsi del parto, compiono grandi distanze al passo (100 km.). Ecco perché metterle in un box, come fanno molti allevatori, rende tutto più complicato.
L’esercizio e l’addestramento hanno un’importanza capitale, a mio avviso molto sottovalutata, soprattutto nel mondo delle corse. L’esercizio si assicura organizzando i pascoli in modo che i puledri siano costretti a muoversi: per esempio sistemando in posizione idonea l’acqua da bere.
Un po’ di dislivello non guasta. Il terreno ideale è quello argilloso con una sufficiente quantità di umidità nell’aria perché trattiene i principali principi nutritivi. Inoltre assicura lo sviluppo di buone unghie dei piedi.
L’addestramento può essere iniziato già con gli yearlings (“Lo sviluppo della funzione di flesso-estensione”). Al termine del primo anno gli arti anteriori del puledro sono già cresciuti del 90%: tanto che si può indovinare con esattezza l’altezza finale riportando dall’attacco della spalla intorno al petto e fino al garrese la lunghezza dell’arto anteriore a partire dal nodello. Nel mondo ippico è diffusa la convinzione che l’addestramento sia inutile. Io mi domando invece come fa un cavallo ad esprimere le qualità che la genealogia gli ha conferito se non riesce a disporre le sue leve posteriori in posizione idonea per esprimere una forza risultante che sia diretta in avanti. D’altro canto ne abbiamo la controprova nel fatto che all’arrivo ci sono i cavalli che coprono spazio. Penso quindi che varrebbe la pena di effettuare un’apposita sperimentazione. D’altro canto, i cavalli che non hanno un buon equilibrio si fanno invariabilmente male!
L’allevamento è fonte di grandi soddisfazioni ma anche teatro di grandi tragedie.
Il puledro più bello che ho allevato, nato alle prime ore del mattino, è scivolato fuori dal recinto in cui si trovava la madre; è stato aggredito dai cani che gli morsicarono profondamente il collo. Di conseguenza, non riusciva a mettersi in piedi. Il primo veterinario che ho potuto trovare mi disse che non c’era niente da fare. Poi sono riuscito a contattare Marco Reitano che, con infinito amore e professionalità, l’ha messo in piedi mediante una trasfusione dalla madre.
Ho passato due giorni e due notti mungendo la madre ed allattando, con il biberon, il puledrino. Purtroppo al termine della seconda notte ha avuto un collasso. Questa vicenda mi ha profondamente segnato ed è stata forse la causa che mi ha determinato a chiudere l’allevamento.
Carlo Cadorna
condivido.non del tutto per la produzione del miglior puledro al terzo anno,fra i buoni prodotti,ho avuto di tutto. Buoni risultati da primipare , da cavalle al 7°parto od altro.
Certamente le fattrici devono essere vincitrici di buone corse, non necessariamente vincitrici di corse di gruppo, ma anche di Listed o piazzate nelle stesse categorie.
(altrimente sarebbero veramente poche le cavalle messe in razza..).Mi accontento anche di cavalle vincitrici di condizionate che abbiano battuto piazzate di pattern races anche se in corse meno importanti.
Altro dato che prendo in considerazione è l’ età dei soggetti. SANGUE FRESCO sbagli meno…fattrici che hanno dato buoni puledri da giovani col passar degli anni hanno prodotto puledri di qualità inferiore …e poi tanta fortuna. che non si facciano male da piccoli con le loro galoppate sfrenate ,(abbastanza raro) che abbiano una doma ed training oculato .che siano poi affidati a fantini capaci, non solo di interpretarli ma anche di capirne le potenzialità e di trasmetterle al trainer.
conclusione : 30% incrocio , 30% allevamento (alimentazione,ambiente ) 30% training ed impiego itelligente del cavallo nelle categorie e sulla distanza più adatta ,10% monta in corsa, questa la mia esperienze di 30 anni di allevamento.
grazie
Quello era il risultato degli studi di Tesio: un pò vecchi! Il Tuo aggiornamento è perciò prezioso. Degli incidenti ho parlato nell’articolo “Riflessioni ed esperienze sull’addestramento”.
Visto che non abbiamo i pascoli del Nord Europa, come possiamo supplire per avere una buona alimentazione?
Intanto, destinando all’allevamento un posto con le caratteristiche descritte; quindi, triplicando la superficie/cavallo (es. tre ettari a cavallo). Infine, utilizzando fieno naturale di primo taglio prodotto secondo le regole(“Pratica del cavallo”): taglio una settimana prima del pieno fiore, asciugatura ed imballo accurati.
Utilizzo di mangimi di qualità che garantiscano il giusto apporto proteico a partire da quando i redi hanno quindici giorni. Controlli periodici della crescita. Io (allevamento Fonte di Papa) con queste regole, ho ottenuto dei risultati soddisfacenti sul piano dello sviluppo.