La cosa più difficile da valutare, da terra, in Equitazione è l’impulso. Quando ho cominciato a svolgere il ruolo di istruttore mi capitava spesso di vedere un cavallo che, apparentemente, lavorava bene ma che messo davanti alla controprova dell’ostacolo rispondeva negativamente: immancabilmente, montando il cavallo, riscontravo che non era in avanti ed in difesa alla gamba. Coll’esperienza, si impara a valutare ad occhio la differenza, a distinguere il “bel” movimento dall’impulso.
Questa difficoltà deriva dal fatto che un muscolo che agisce correttamente NON SFORZA: al contrario si deve avere un’impressione di facilità e naturalezza. Questo principio fondamentale della fisiologia mi è stato confermato da un famoso esperto di scienze motorie; mi ha anche detto che tutti i traumi che si verificano durante l’attività motoria sono determinati da muscoli che lavorano sotto sforzo.
Questo principio che costituisce il marchio di fabbrica del sistema di equitazione naturale, è invece contraddetto dalla scuola tedesca che ha introdotto nel dressage, in sostituzione del termine impulso, quello di “schwung” letteralmente spinta-energia. Duemila anni fa Archimede comprese che con una leva si ottiene una spinta moltiplicata rispetto a quella della forza semplice: ma la spinta fornita dalla leva c’è ma non si vede. Al contrario l’azione della forza semplice è molto vistosa ma fornisce una spinta modesta a fronte di un grande sforzo( si pensi al piaffè-passage ottenuto con la frusta che abbiamo potuto “ammirare” su Class TV). (Leggi “L’addestramento del cavallo” e “Note sull’addestramento italiano”).
Che cosa dire quindi del dressage di scuola tedesca che impone ai giudici di premiare la forza? A me pare che sia un problema penalmente rilevante, almeno in Italia, perché impone al cavallo un’attività etologicamente scorretta e quindi dannosa per la salute del nostro amico. Chi non fosse convinto sappia che il cavallo della Cornelissen (si vede nella foto che ha il diagonale sx sdoppiato) soffre di gravi problemi cardiaci; il famoso Totilas è fermo per gravi problemi fisici : cose comprensibili in un cavallo da endurance ma non certo in quelli che si dedicano al dressage.
Riassumendo, l’impulso di un cavallo (“L’importanza dell’impulso”) non si giudica osservando lo sforzo dei posteriori ma invece la facilità con la quale esegue le transizioni e copre spazio.
Carlo Cadorna
I movimenti che riescono a compiere i grandi campioni nelle Kur o nei Grand Prix sono veramente entusiasmanti, sopratutto se si ha la capacità non dico di ripetere ma almeno di comprendere la difficoltà di quei movimenti e la sensibilità (ed il lavoro!) necessari per compierli.
Bisogna in ogni caso comprendere quali possano essere i costi fisici ed i limiti fisiologici che i nostri amati cavalli devono sopportare per raggiungere (a volte, non sempre) tali livelli.
In Italia esiste, nel nostro codice penale, una previsione contro i maltrattamenti degli animali. Mi riferisco all’art. 544ter, rubricato, appunto, come “Maltrattamento degli animali” che testualmente recita: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie e comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000,00 a 30.000,00 euro”.
I commi successivi si occupano di doping e della morte degli animali.
Ora, il punto è comprendere a fondo cosa significhi il riferimento alle caratteristiche etologiche (in questo caso, dei cavalli). Da lì nasce tutto il contesto da sviluppare (direi a livello internazionale) per far diventare lo sport anche per i cavalli un piacere, invece di “una fatica o un lavoro insopportabile” come descrive la fattispecie criminosa il nostro legislatore.
Filippo Gargallo
Grazie per la necessaria chiarezza. Il massimo esperto italiano (ed uno dei massimi mondiali) di biomeccanica e fisiologia muscolare mi ha detto che i muscoli si danneggiano quando lavorano sotto sforzo e questo avviene quando viene sollecitato un muscolo che non è stato adeguatamente preparato. I calciatori si rompono prevalentemente per questo motivo. Quindi è necessaria una logica nella preparazione che preveda la previsione di quanto sarà richiesto in gara in piena aderenza al funzionamento della meccanica del cavallo.
La dottrina e l’esperienza ci insegnano che, quando viene sollecitata una meccanica errata, questo è visibile sopratutto all’andatura del passo che non riesce ad allungare. Mi è stato detto anche che l’equitazione naturale risponde a dei principi corretti.
Quanto al dressage, qualcuno ha criticato i movimenti artificiali di Totilas: gli è stato risposto che non era in grado di comprendere la bellezza. A me pare che la bellezza, in tutti i campi, non può essere contraria alla natura che, infatti, rappresenta la meraviglia numero 1. Ora, ho visto in natura dei cavalli piaffare in attesa della biada, ma non alzano gli arti come i cavalli odierni perché questi ottengono la forzatura con la frusta nei garretti. Lo stesso vale per il passage. Tanto è vero che, recentemente, i giudici premiano Karl Hester e la sua allieva Dujardin perché i movimenti dei loro cavalli sono più naturali: non a caso, tengono i talloni bassi e non usano gli speroni per ottenere le andature più riunite; i loro cavalli non hanno la coda roteante, che è una difesa perché la coda è parte della colonna vertebrale. Insomma, piano piano, la buona equitazione sta prendendo il sopravvento! Ma la vera prova sarebbe che un giudice montasse i cavalli come avviene in Inghilterra nelle gare di presentazione: perché un conto è montare un cavallo leggero che si sostiene da solo in armonia, piuttosto che un altro che pesa sulla mano e richiede continui interventi da parte del cavaliere.
Lo stesso discorso di biomeccanica credo possa essere correttamente fatto anche per il sollecitamento dei tendini. Se la muscolatura, adeguatamente preparata, come detto, supporta lo sforzo del cavallo, i tendini verranno meno sollecitati con ogni evidente risparmio in termini di tendinopatie.
Esatto! Però, secondo la mia esperienza, nelle corse e nel completo, per i tendini è determinante anche l’equilibrio: perché quando si riceve da un salto, se non è capace, nella terza parte del salto, di riportare indietro il baricentro attraverso il sollevamento dell’incollatura e l’impegno dei posteriori (o non può perché qualcuno ha avuto la brillante idea di mettergli le redini di ritorno), il peso sugli anteriori (più spesso su un unico anteriore, il sx) sarà quello dell’intera massa, aumentata del peso del cavaliere e moltiplicata dalla forza cinetica.