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RICORDO DEL GEN. ENZO PAGLIERI

Nei giorni scorsi ci ha lasciato in punta di piedi, così come aveva vissuto,  il Gen. di cavalleria Enzo Paglieri.  Era l’ultimo rappresentante vivente di quella straordinaria scuola che è stata quella di Pinerolo.  Infatti, nel 1943 aveva frequentato il corso da s.Istruttore  tenuto da quel grande stilista che fu il Ten. Col. Tommy Salazar.  Vincitore di categorie internazionali di salto ostacoli  in Italia ed all’estero, fu il Comandante della Scuola Militare di Equitazione.

Io ho avuto la fortuna di conoscerlo a Torino, durante la frequenza della scuola d’applicazione (1963) nella quale era il direttore dell’equitazione.  Per me è stato come un padre: due volte a settimana, oltre alle lezioni normalmente previste, mi faceva montare il Suo cavallo Taranto a condizione che i miei risultati negli studi fossero soddisfacenti.  Taranto era un cavallo straordinario in tutti i sensi: non ho mai più montato una simile “Ferrari”!  Ma era anche di grande difficoltà e solo la grande maestria di Paglieri era riuscita ad utilizzarlo positivamente:  infatti Egli aveva una dote molto rara, quella di saper mettere qualsiasi cavallo a proprio agio senza effettuare esercizi particolari ma soltanto adattandosi al cavallo con il Suo assetto, mettendolo in equilibrio.  Aveva anche una grande conoscenza della meccanica del cavallo che ha cercato di trasmettermi durante lunghe ore passate a commentare i libri di equitazione di cui disponevo.  Era un uomo di grande spessore culturale, intellettuale e morale ed aveva una grande conoscenza dell’equitazione naturale anche perché, avendo sposato la figlia del Col. Adriano Lanza, commissario della FISE in Piemonte,  ne aveva ereditato la biblioteca che comprendeva una raccolta invidiabile di documenti riguardanti l’epopea caprilliana.

Successivamente sono tornato alle Sue dipendenze quando sono stato trasferito alla scuola militare di equitazione(1969) della quale era il Comandante.  Pur avendo un altro istruttore,  la sera mi trovavo spesso a pranzare con Lui e potevamo riprendere le antiche discussioni:  spesso, dopo pranzo, lo accompagnavo alla scuderia “Nasello” per andare a trovare un qualche cavallo che non gli aveva lasciato una buona impressione durante il lavoro mattutino.  La Sua grande passione la esprimeva appunto occupandosi del benessere di tutti i cavalli (erano 300) senza però mai interferire con il lavoro degli istruttori: aveva infatti un carattere schivo più portato alla riflessione che all’intervento diretto.

Nel 1993 ho avuto nuovamente l’occasione di confrontarmi con Lui perché fui incaricato di tenere  a Salerno una conferenza sul ruolo della cavalleria nella Resistenza: compito difficile perché non esisteva sull’argomento alcuna bibliografia.  Il fratello di Paglieri, Andrea è stato della Resistenza l’eroe più sublime:  comandante di formazione partigiana in Piemonte fu tradito e catturato dai tedeschi che lo torturarono con una crudeltà inimmaginabile allo scopo di ottenere informazioni.  Ma nulla uscì dalla Sua bocca se non espressioni di sfida patriottica, fino alla morte.  Paglieri mi aiutò con alcuni consigli, con la Sua preziosa presenza ed infine con espressioni di compiacimento per il lavoro.

Ultimamente aveva apprezzato ed approvato i contenuti di questo Blog confermando quella contiguità culturale che ho sempre avuto con Lui.

Grazie, signor Generale!

Carlo Cadorna

 

 

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