E’ mancato ieri Raimondo d’Inzeo: aveva la bella età di 88 anni ancora ben portati (mi telefonava spesso per commentare qualche articolo di questo blog). A giudizio della maggior parte dei cavalieri agonisti del mondo è stato il miglior cavaliere dell’era moderna: certamente ha saputo aggiungere alle competenze tecniche che gli furono trasmesse dal Padre, un enorme talento ed una grande sensibilità che ne hanno fatto un grande artista. La Sua caratteristica principale era la leggerezza dei cavalli, ottenuta attraverso un lungo lavoro di base. Con legge speciale voluta e fatta votare da mio Padre, allora presidente della commissione difesa del Senato, fu immesso nei ruoli permanenti dell’Arma dei Carabinieri: questo gli permise di dedicarsi quasi esclusivamente all’equitazione avendo alle spalle una piccola ma efficiente organizzazione (anche per merito Suo) (leggi “Il nuovo regolamento del salto ostacoli – Marzo 2011). Purtuttavia si distinse in ordine pubblico nel frangente dei disordini scoppiati all’università La Sapienza – Porta S. Paolo.
Aveva un carattere scherzoso, a volte anche caustico che alimentò la rivalità, sempre soltanto sportiva, con il fratello. Essendosi dedicato sempre all’agonismo non ha avuto nell’insegnamento i risultati che ci si poteva attendere: ma fu sempre generoso di consigli per gli appassionati. Io lo ricordo con affetto e gratitudine perché le Sue osservazioni sono sempre state di una straordinaria competenza.
E proprio la straordinaria competenza, a fattor comune con il fratello, avrebbe dovuto essere messa a disposizione dello sport equestre tutto! In questo compito così importante, la FISE è completamente mancata ai suoi doveri.
Carlo Cadorna
Ho sempre vivo negli occhi il ricordo di quando bambino, in visita per la prima volta a Roma nella metà degli anni ’60, fui portato dai miei famigliari oltre che a visitare i luoghi più significativi della città, tra questi le Fosse Ardeatine, anche ad assistere al concorso di Piazza di Siena. Che emozione vedere dei cavalieri italiani, tra questi due fratelli in divisa, che sembravano dei centauri.
Il ricordare è base della conoscenza, ed i fratelli D’Inzeo hanno rappresentato e rappresentano una memoria troppo ingombrante per individui di bassa qualità tecnica e personale, ma di grande abilità nell’occupare le stanze dei bottoni o meglio di gestire i cordoni della borsa riempita da altri. E questo e’ tristemente vero anche in altri settori della vita pubblica, con classi dirigenti che al netto della casacca sembrano colonie di ratti.
Non ci priveranno comunque della gioia di aver visto montare questi cavalieri, nè della volontà di averli come termini di paragone.
giuseppe maria de nardis
Caro de Nardis,
poiché ogni anno a Piazza di Siena, e non solo, ho provato anch’io emozioni profonde guardando ed ammirando questi nostri grandi artisti, condivido e ne terrò viva la memoria.
Buongiorno Colonnello, finalmente trovo il tempo per farle alcune domande che mi girano nella testa già da un po’.
In questo video che lei conosce bene
( https://www.youtube.com/watch?v=WAMpheiTBog ) e di cui abbiamo anche già parlato tempo fa, il Generale esattamente al minuto 1:36 compie un azione tesa a ” riequilibrare ” il cavallo per metterlo nelle migliori condizioni per affrontare l’ostacolo successivo. Niente a che vedere con quello che si vede spesso ai giorni nostri, cavalieri che si buttano indietro, ribaltano il collo del cavallo … E’ un azione rapidissima e di un efficacia straordinaria, vista al rallentatore si può apprezzare la riunione che ne consegue. E’ ovvio che questo è possibile grazie all’eccezionale talento e sensibilità di Raimondo D’Inzeo ma mi pare sia possibile grazie anche alla tecnica, giusto uso della staffa e cavaliere esattamente nel movimento del cavallo, che molti cavalieri potrebbero acquisire se formati nel modo giusto. Tornando alle mie domande le chiedo se ci può spiegare e commentare questa azione, si può definire mezza fermata? Grazie per l’attenzione
Alberto Alciator
Caro Alberto, hai scelto un video di rara chiarezza: questo perché il cavallo in questione si tende sulle redini usando tutta l’estensione d’incollatura di cui è capace (è una questione di lavoro e di rapporto tra l’azione propulsiva e quella limitatrice della mano). Quando il cavallo è in questa situazione di lavoro le azioni anche minute della mano hanno effetto importante sul treno posteriore (per esempio un cavallo ribelle non riesce più a vincere la volontà del cavaliere scappando). Ma questo significa anche che la mano deve seguire la bocca pena la scomparsa dell’impulso: osserva come vi è sempre una relazione concorde tra il bacino di R. che va avanti – indietro (si vede dal ginocchio) e la mano che fa lo stesso movimento lasciandosi portare dalla bocca del cavallo (cedere). Di conseguenza, se il cavaliere sente che il cavallo ha portato l’equilibrio in avanti (senso del cavallo) e lo vuole correggere, gli basta trattenere cedendo per ottenerlo limitandosi ad aprire le spalle. Naturalmente, per trattenere senza tirare deve saper fermare l’assetto facendo il giusto uso della staffa (spinta del tallone in basso). Quest’azione si chiama mezza-fermata ed è basilare perché il cavallo si metta in equilibrio, soprattutto nei primi anni di lavoro, quando tende a pesare sulla mano: è normale quindi che un cavallo come quello del video conosca bene quest’azione e risponda immediatamente e senza alcun contrasto.
Grazie, tutto molto chiaro. peccato che i giovani di oggi non possano vedere dal vivo un talento.come Raimondo D’Inzeo.
Alberto Alciator
Grazie ad entrambi.
Sarebbe utilissimo mostrare questo filmato e gli altri che si possono trovare in rete (Youtube/IstitutoLuce) ai praticanti l’equitazione. Ed anche a molti istruttori …
Ancora grazie,
giuseppe maria de nardis