Pochi giorni fa abbiamo assistito ad un convegno, organizzato dalla FISE, nell’ambito del quale i maggiori esperti del mondo di scienze etologiche ci hanno detto che il benessere del cavallo è una scienza misurabile attraverso i comportamenti del cavallo stesso.
In questi giorni viene proposto, su un canale televisivo dedicato al cavallo, il lavoro di preparazione alle gare di salto ostacoli effettuato da un noto cavaliere (N.C.). Si può vedere il predetto cavaliere che monta un suo noto cavallo di alto livello alle tre andature avvalendosi di redini ausiliarie che tengono la fronte del cavallo in posizione verticale o leggermente sotto (“Equitazione: agonismo e benessere dei cavalli”). Durante tutto il lavoro il cavallo, che manifesta una marcata irregolarità ai posteriori (“La cadenza”), è protagonista di una serie di difese, più o meno evidenti (“La sottomissione del cavallo”).
Ad un certo punto, è lo stesso cavaliere(evviva la sincerità!) a dire testualmente “questo cavallo mi odia”.
Quanto precede mi induce ad alcune considerazioni:
- Il cavaliere, frequentando le gare internazionali, non può non sapere che la FEI ha vietato l’uso delle redini ausiliarie per “tenere” il cavallo in una posizione per più di dieci minuti: una commissione di esperti ha stabilito che richiede uno sforzo innaturale e quindi danneggia la muscolatura dorsale (questo significa che in Italia è un reato);
- Il responsabile del canale televisivo (“Le responsabilità dei media”), avvalendosi di un cavaliere di successo (agonistico), ha fatto passare ai giovani cavalieri il messaggio:” per vincere le gare il cavallo deve soffrire”. Dovrebbe vergognarsi!
- La FISE, che non perde occasione per richiamarsi al benessere del cavallo e dovrebbe vigilare per l’attuazione dell’art. 401 R.D. “L’addestramento ha per scopo lo sviluppo armonioso dell’organismo e dei mezzi del cavallo. Di conseguenza rende il cavallo calmo, morbido, sciolto e flessibile, ma anche fiducioso, attento e perspicace, realizzando così una perfetta intesa con il proprio cavaliere”, DOV’E’? Se è presente, batta un colpo!
Non entro in dettagli tecnici per carità di Patria. Questo cavaliere si è vantato pubblicamente di essere stato allievo di Raimondo d’Inzeo. Il compianto cavaliere, qualche mese fa, mi ha intrattenuto un’ora al telefono per manifestarmi il Suo sdegno dal momento che disapprovava totalmente l’attuale modo di montare del predetto cavaliere (“Il linguaggio del cavallo”).
Carlo Cadorna
P.S. Poiché abbiamo colpito nel segno, il video è stato modificato allentando la tensione delle redini ausiliarie. Ma il cavallo resta con le anche rigide e con la bocca sempre in difesa, mascherata, appunto, dalle redini ausiliarie e da una capezzina stretta. Parliamo di un cavallo non comune e di un cavaliere di grande esperienza dai quali ci si potrebbe attendere molto di più: il nostro compito non è quello di parlar male dei cavalieri italiani ma piuttosto quello di sollecitare il loro amor proprio affinché ottengano, attraverso un impiego più corretto dei cavalli (“L’importanza dell’impulso”), dei risultati migliori.
Mi fa piacere osservare che, a seguito di quest’articolo, il cavaliere in questione è più inforcato e monta in modo più gradevole per Noi ma soprattutto per i Suoi cavalli. Mi permetto di consigliargli di effettuare, col Suo miglior cavallo, un lavoro posturale, l’unico che serve ad eliminare le difese.
Cadorna Carlo. Lei non sa neanche di cosa parla e non ha la ben che minima idea di quello che vede!!! Provi a farsi una visita oculistica o a vedere le TORTURE INFLITTE dai cosiddetti amanti dei cavalli, gli amatori, che con assetto più che precario e mani d’acciaio torturano quotidianamente per tempi infiniti le proprie cavalcature!!! Io conosco personalmente il su citato Cavaliere, ed il rispetto che ha per i suoi compagni di gara e VITA lei, con molta probabilità non lo ha delle persone a lei vicine.
Caro Alessandro, a questo mondo tutte le cose hanno la loro misura: le azioni del cavaliere in questione sono importanti perché hanno una grande visibilità nel mondo della comunicazione e possono influenzare le persone come Lei. Quanto alla mia competenza, siccome i cavalli sono i migliori giudici, aspetto un Suo invito a montare il cavallo di cui si parla nell’articolo (ma l’invito non è mai arrivato !).
Da ormai troppi anni la FISE è totalmente irrilevante dal punto di vista tecnico, nel proporre una scuola, un sistema, dei principi.
Mi aspettavo di leggere un resoconto del convegno in oggetto nella pagina web principale della federazione, vista la rilevanza ed in qualche modo la “novità” del tornare a parlare di scuola italiana. Invece se ne può leggere solo nella sezione dedicata alla Tutela del Cavallo. Per non dire dell’utilità che potrebbe avere il mettere in rete un filmato delle riprese condotte dall’oro olimpico Checcoli. Niente.
Purtroppo se la FISE è allo sbando, non so cosa ci sia da aspettarsi dal CONI, visto l’esito del ricorso al TAR contro il recente commissariamento: da un lato un ricorso in parte proceduralmente erroneamente proposto -come è possibile-, dall’altro la piena censura della pronuncia dell’organo di giustizia del CONI che invalidava l’esito delle ultime elezioni. Non c’è che dire, queste sono le nostre classi dirigenti.
Tornando al benessere dei cavalli ho un altro piccolo interrogativo senza risposta che riguarda la FEI: cosa ci faceva il cavalier Pessoa padre alla premiazione del GP del Gucci Masters, viste le sue tecniche di persuasione mostrate in Lombardia?
giuseppe maria de nardis
p.s.: non entro nel merito delle osservazioni sul cavaliere in questione. Sono tifoso. Dei cavalli.
Io non l’ho scritto nell’articolo perché non mi sembrava opportuno; ma la ripresa è stata molto deludente ed incomprensibile ai più.
Probabilmente sarebbe stato più conveniente impiegare dei cavalieri più giovani e, quindi, più ricettivi.
Quanto a Pessoa, tutte le federazioni parlano di benessere perché, finalmente e giustamente, sta a cuore al pubblico; ma poi cercano in realtà soltanto il risultato in qualsiasi modo sia stato ottenuto, senza alcun rispetto per l’integrità e la durata dei cavalli (e credo che anche al CONI interessino soltanto i risultati). E’ un modo di ragionare molto stupido perché i cavalli danno i migliori risultati agonistici soltanto dopo molti anni di lavoro.