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TECNICA ED ETOLOGIA

 

 

 

 

 

 

 

 Questa mattina stavo facendo galoppare in collina il mio cavallo allo scopo di aiutarlo a sviluppare la forza del posteriore sinistro, reduce da una grave contrattura muscolare cronicizzata. 

A mano destra il cavallo, che si tende nel tondino ed al trotto montato, si metteva in difesa alzando l’incollatura e , quindi, bloccando la linea dorsale.   Ho provato con delle mezze fermate ed anche chiudendo maggiormente l’incollatura con le redini: ma il cavallo non si rilasciava rendendo l’esercizio inutile e controproducente. 

Allora mi è venuta un’idea ed ho provato a mettere una mano sulla criniera in direzione delle orecchie:  immediatamente il cavallo ha disteso l’incollatura ed ha cominciato ad usare tutta la linea dorsale. 

Lavorando in questo modo, sono riuscito a farlo galoppare molto lentamente ma con moltissimo impulso senza che il posteriore sinistro subisse alcun danno. 

Questo episodio mi ha ricordato che quarant’anni fa ridevo del cav. A. Argenton, medaglia d’argento olimpica, che faceva la stessa cosa con il Suo cavallo,  perché pensavo che solo l’assetto e le gambe possono far tendere un cavallo in avanti.  Ovviamente avevo in parte ragione, ma appunto solo in parte: perché questo episodio dimostra che tecnica ed etologia devono agire insieme.

 

 

 

 

 

L’etologia senza la tecnica è aria fritta;  la tecnica senza l’etologia non sempre risolve, soprattutto quando vi sono dei vizi consolidati. 

Il mio cavallo, dopo tanti anni di dolore e fastidio, non credeva più di poter utilizzare tutta la forza del posteriore sinistro:  è bastata un’indicazione perché comprendesse che lo poteva fare tranquillamente con il vantaggio di fare meno fatica.  Difatti, ora che ha compreso, non ne ha più bisogno…

 

 

 

 

 

 

 

Analogamente venti anni fa ho sostituito il morso e filetto con un hackamore ad un cavallo che mi portava in giro per il campo.  In pochissimo tempo, venuta meno l’impressione del ferro che gli suscitava dei brutti ricordi, è diventato leggero ed agli ordini con un semplice filetto. 

 

 

 

 

Grave è invece l’abitudine di molti cavalieri di utilizzare l’hackamore per ottenere più controllo:  questo infatti è uno strumento di tortura se non viene utilizzato esclusivamente come strumento etologico.

                                                                            Carlo Cadorna

2 Responses to “TECNICA ED ETOLOGIA”

  1. giuseppe maria de nardis #

    Al netto della differente competenza tecnica (direi 1000 a 1 a mio svantaggio), ho vissuto un’esperienza simile pochi anni fa con un cavallo di scuola assai malandato al “treno posteriore”, cui cercavo di far distendere l’incollatura mentre trottavamo in falsopiano. La cosa curiosa è che l’idea (trottare a redini lunghe) mi veniva dalla lettura di un’intervista al Col. Paolo Angioni, che descriveva il modo in cui il Marchese Mangilli curava la preparazione dei binomi per Tokyo 1964: dunque tutto riporta, anche con Argenton!
    Poche carezze sul collo ed il cavallo aveva ripreso fiducia, distendendosi e cercando addirittura di brucare mentre trottava.
    giuseppe maria de nardis

    1 Giugno 2014 at 12:52 Rispondi
    • lastriglia #

      Il metodo usato da Mangilli (lasciare sempre) in antitesi con quello di Piero d’Inzeo (tenere sempre) funzionava con dei buonissimi cavalli e fino ad un certo punto (il vincitore di Tokio in Messico è stato eliminato su un facilissimo trave preceduto da fosso) perché non rappresentava certo la giusta dottrina equestre. Infatti il cavallo mandato a redini lunghe non può che essere sulle spalle perché manca quel gioco con la palla contro il muro (manda, rimbalza e rimanda) che porta alla riunione.

      1 Giugno 2014 at 13:49 Rispondi

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