Questo è il problema principale di tutti i cavalieri che fanno agonismo: scorrendo i risultati dei concorsi internazionali possiamo osservare che binomi vincitori di importanti gran premi sono protagonisti di prestazioni opache, a volte disastrose, nelle settimane successive.
Gli elementi che condizionano le prestazioni dei cavalli sono lo stato della muscolatura e della struttura osteo-articolare e la qualità del lavoro di riscaldamento che precede le prestazioni agonistiche.
Entrambi questi elementi sono condizionati dalla tensione dorsale (“La tensione dorsale”) perché essa soltanto mette il cavaliere in condizione di “sentire” se il cavallo è diritto ed equilibrato: questo perché queste sensazioni sono veritiere soltanto se il cavallo ha un grande impulso (“La lezione di Piero”).
E’ infatti sintomatico che i pochi cavalieri che hanno un assetto idoneo a creare e mantenere la tensione dorsale sono anche quelli che ottengono una maggiore regolarità di risultati (osservare B. Madden !).
Una muscolatura ben sviluppata e con il giusto tono costituisce la migliore protezione contro le lesioni osteo-articolari: ma essa è comunque condizionata dalla capacità del cavaliere di essere sempre morbido assecondando gli sforzi del cavallo la cui struttura non può sopportare l’uso della forza.
Infatti, se nel lavoro in piano (palestra) il cavaliere esperto deve pretendere dal cavallo il massimo impegno, durante la gara è più opportuno accettare qualche compromesso per non mettere a rischio l’insieme perfetto. Come dire che quella del cavallo è una struttura complessa che deve essere trattata con i guanti e sopratutto con molta flessibilità mentale (=adattarsi al cavallo) per non andare incontro a possibili danni o a contrasti che provocano, inderogabilmente, l’errore.
Lo possiamo ben osservare nei cavalieri tedeschi, ed in particolare in quello che io ritengo più qualitativo (C. Ahlmann): ha vinto il gran premio di Acquisgrana ma non riesce più a compiere un percorso netto perchè pretende dal suo cavallo durante la gara, mettendosi in contrasto con esso, la stessa sottomissione che gli richiede durante l’esercizio.
Per mettere il cavallo nelle migliori condizioni per sopportare senza danni l’impegno agonistico, bisogna dedicare la maggior parte del tempo allo sviluppo dell’equitazione di base, quella che insegna al cavallo a sostenersi da solo e lo aiuta a sviluppare la muscolatura necessaria.
Il grande vantaggio del lavoro nel tondino (“Il lavoro nel tondino”) è che risponde perfettamente, se protratto nel tempo, a questa necessità sviluppando la muscolatura idonea a determinare la tensione dorsale.
L’altro elemento che condiziona i risultati agonistici è la qualità del lavoro svolto in campo prova. Innanzitutto bisogna saper esercitare un severo autocontrollo per essere sempre perfettamente insieme al proprio cavallo. Quindi bisogna conoscere bene lo stato del proprio cavallo ed insistere maggiormente nella ricerca dell’impegno del posteriore più “pigro”.
A questo scopo ricordo (“La preparazione alle gare di S.O.”) che la procedura più efficace e più sicura è quella delle transizioni: non è un caso che essendo esse fuori moda nell’equitazione di oggi (“Le transizioni”), i risultati stentano ad arrivare!
Carlo Cadorna