L’ippica ha atteso e continua ad attendere di essere salvata dallo Stato: in questa attesa assurda ha fatto vedere il peggio di sè. Litigi, divisioni, personalismi e pretese sindacali che non hanno senso in mancanza di un interlocutore interessato.
Mi pare che nessuno del mondo ippico l’abbia compreso, ma il governo, dovendo a breve ripianare una parte consistente del debito pubblico e raggiungere il pareggio di bilancio, non ha nessuna intenzione di buttare soldi nella voragine dei cavalli. Anche perchè l’attuale dirigenza, anche se cerca di scaricare le colpe sulla politica, è in realtà la prima responsabile del disastro. La conseguenza di questo dato di fatto, è che l’ippica, se vuole sopravvivere, deve camminare con le sue gambe.
Deve prima di tutto darsi una direzione che abbia la fiducia di tutte le categorie e, nello stesso tempo, rappresenti un taglio netto con la dirigenza che l’ha portata al fallimento (se la politica fosse onesta e capace darebbe all’Ippica un mese per eleggere un unico rappresentante). Poi deve mettere in atto il binomio che molti esperti hanno indicato come presupposto per il suo rilancio: quello costituito dall’abbinamento tra gioco e spettacolo.
Lascio ai tecnici lo stabilire quali modifiche effettuare per rendere il gioco più appetibile. Lo spettacolo deve essere costituito anzitutto dai cavalli! Non è un mistero che il cavallo, in senso lato, attira un sempre maggiore interesse da parte della popolazione: il problema è quello di saper intercettare questo interesse che si esprime ancora in modo non ben definito.
Poichè nell’immaginario comune il cavallo rappresenta la bellezza e l’armonia, bisogna anzitutto che i cavalli che frequentano gli ippodromi rispondano a queste caratteristiche: il caso She Best, che è stato dichiarato chiuso, non è altro che la punta della malattia.
Ci vuole una rivoluzione tecnica che porti tutti i cavalli che frequentano gli ippodromi ad essere domati e preparati in modo corretto. Devono essere presentati per la corsa soltanto quando mostrano una condizione perfetta. In questo modo molti cavalli potranno essere destinati alle corse ad ostacoli e tutti quelli che non vincono potranno facilmente, per il tramite di apposite manifestazioni, essere riciclati nel mondo dell’equitazione non solo italiana. Ho visto il Gran Premio di Merano 2012: ha vinto un cavallo francese che non ha espresso nel finale uno spunto irresistibile ma soltanto una maggiore freschezza dovuta ad una condizione muscolare rapportabile ad un cavallo da completo. Dopo pochi minuti aveva già recuperato! Bisogna riflettere ed imparare.
La presentazione dei cavalli prima della corsa dovrebbe essere organizzata come uno show di modello con un commentatore che sappia descrivere al pubblico i pregi e le caratteristiche morfologiche e genetiche dei cavalli.
In questo modo, ne sono certo, le famiglie inizierebbero a frequentare gli ippodromi, portando i bambini: ad essi è legato il futuro dei cavalli.
Ritengo quindi che bisogna ripartire concentrando il montepremi sugli ippodromi e sui cavalli che rispondono a livelli standard di qualità.
Carlo Cadorna
N.B. Si apprende ora(sett. 2012) una buona notizia: l’ippica sta per darsi un’organizzazione privata che si incentra sulla LEGA IPPICA ITALIANA. Essa prevederà una classificazione degli ippodromi, cavalli e professionisti per assicurare la qualità; una rappresentatività degli allevatori e dei proprietari che siano degli imprenditori; una presenza paritetica in Consiglio (presieduto da persona super partes) tra allevatori, proprietari e società di corse. Ma si apprende anche che una parte dell’ippica (Assogaloppo) non è d’accordo!
A marzo 2016, è all’approvazione del parlamento un disegno di legge che riduce gradualmente il contributo dello Stato all’ippica fino ad eliminarlo dopo il quinto anno: saranno gli ippici in grado di camminare con le loro gambe? Per il momento la risposta è negativa ma la necessità aguzza l’ingegno…