Si parla sempre dei fratelli d’Inzeo ma ricordo ai lettori che abbiamo avuto un altro grande campione: Graziano Mancinelli.
A differenza dei fratelli, che in quanto militari hanno avuto un grande aiuto dall’Amministrazione, Graziano ha dovuto fare tutto da solo avendo, per giunta, il Padre a carico.
Si è formato alla grande scuola della Farnesina sotto la guida del Col. Chiantia, uno dei maestri caprilliani più colti e capaci. Fin da giovanissimo si è confrontato con cavalli di ogni genere ed è stato assunto dai più grandi commercianti dell’epoca: i fratelli Rivolta.
Era un uomo duro e severo con sé, capace di imporre una serietà profonda nei Suoi collaboratori e nei Suoi allievi. Lavoratore infaticabile sapeva, secondo il metodo italiano, mettere i cavalli in modo che fossero facili da montare con quella semplicità di linguaggio che consente loro di comprendere.
Aveva una volontà sovrumana che gli permise, nel ’60 con un piccolo cavallo sardo (Mirtillo) di vincere 44 gare su 48 disputate e di essere a 24 anni il capolista italiano per gare vinte.
Col tempo si mise in proprio divenendo il più grande(in tutti i sensi) commerciante di cavalli in Italia. Li acquistava prevalentemente in Irlanda che allora(prima di vendere le migliori fattrici in Australia e N.Zelanda) allevava i migliori cavalli: si faceva riservare tutti i giovani cavalli migliori, purchè avessero cacciato.
Anche questa scelta denota la grande competenza perché è in campagna che si vede e si sviluppa il coraggio e l’agilità di un cavallo: come dire che si giudica molto meglio un cavallo vedendogli passare un fosso naturale ed un doppio talus piuttosto che un percorso di S.O.
Avendo partecipato, fin dalla prima edizione, al concorso di Predazzo che era da Lui organizzato sul piano tecnico ho avuto l’opportunità di osservarlo mentre insegnava ai Suoi allievi: rimasi colpito soprattutto da quello che, in quel periodo, sembrava aver meglio recepito l’insegnamento del “cavaliere” : Giuseppe Forte.
Nel ’79 lo incontrai ai campionati assoluti di Salice Terme: poiché non mi aveva mai visto(ero in attività di comando ed ogni tre mesi andavo al campo – quindi avevo fatto pochissimi concorsi) mi disse: “deve essere ben qualitativo il tuo cavallino per partecipare ad un campionato così grosso”! In effetti fu il campionato più grosso mai montato (i larghi erano tutti di 190), ma io dovevo vincere una scommessa contro un generale che mi osteggiava ed alla presenza del Col. Bruni (mio padrino) che era in giuria ho completato un percorso decoroso.
Nel ’72 a Monaco vinse l’oro olimpico con il cavallo Ambassador appositamente acquistato e preparato per quell’occasione.
Negli ultimi anni si ammalò e dovette subire (immeritatamente) l’accusa di essere un cavaliere ed un istruttore superato dai tempi. E’ stato invece un vero fuoriclasse come lo furono soltanto i d’Inzeo e d’Oriola (“L’impegno del posteriore e la riunione”).
Purtroppo, dal giorno della Sua scomparsa(di qui il titolo dell’articolo), il Suo sistema di equitazione è scomparso in Italia: se potesse vedere l’idolo di tanti cavalieri (Ehning) direbbe semplicemente:” Non sa andare avanti con le mani!”.
Un po’ quello che è successo dell’insegnamento di Fabio Mangilli: dal giorno dopo della Sua scomparsa, tutti si sono accorciate le redini ed hanno adottato la tecnica dello “sci d’acqua”….
Carlo Cadorna
Mancinelli dimenticato? Forse dai nuovi “esperti”, certo non dai suoi allievi, da coloro i quali lo hanno seguito e hanno imparato davvero. Fiera e orgogliosa di essere stata sua allieva e di aver imparato tutto quel che so dall’unico ed ineguagliabile Cavalier Mancinelli. Un grande!
E’ la crisi della nostra equitazione che dimostra, con le dovute eccezioni, che il Suo messaggio è stato dimenticato! Mi ricordo di Stefania Secondi, sbattuta su Peter Patter in una grossa a Piazza di Siena: mentre facevano la ricognizione del percorso, mica contavano i passi. Guardavano le traiettorie e Le diceva di galoppare: fece netto, galoppando contro i salti! Ho visto un master giovanile a Verona: a parte un’allieva di Nuti, tutto il resto completamente fuori strada: più dimenticato di così!!!!!
E stato un grande cavaliere
Si ..è quello che in caccia abbiamo sempre fatto ., fare i cavalli galoppando contro i salti ..
ONORE A MANCINELLI.
Non sono d’accordo in merito a Marcus Ehning. Trovo il giudizio un pò teorico.Un mio istruttore, che tu certamente conosci, Giovanni Andreis,un giorno ci disse: “La gente che non capisce nulla dice che Piero D’Inzeo non fa la ceduta. Non c’è nulla da cedere perché quando lui arriva alla battuta il cavallo ha la distensione d’incollatura che gli è necessaria.” Cosi è per Cornado,Comme il faut, Peron, Pot Blue, GinChin. Forse Singular La Silla e Gaudi potrebbero avere il naso più in avanti, ma come dirlo senza averli mai montati! Le mani di Marcus, no non toccatemi le mani di Marcus Ehning!
Ciao e continua così
Giuseppe
Piero d’Inzeo eccelleva proprio nella ceduta che, unico cavaliere che io abbia visto, sapeva esprimere, non nella prima parte del salto ma nella seconda: questione di assetto e di elasticità della schiena. Infatti i cavalli di Piero rimbalzavano nella Sua mano e saltavano con grande leggerezza sotto un cavaliere che sapeva caricarli d’impulso in campo prova e, poi, farli esprimere al meglio restando fermo e limitandosi all’assistenza delle gambe. Invece Ehning interviene continuamente con l’assetto (tendenzialmente dietro al cavallo) e con la mano che tiene. D’altro canto, se non tenesse, farebbe degli errori perché perderebbe una compressione che non c’è, dal momento che deve riprodurla continuamente. Prova ne sono gli errori incomprensibili commessi alle olimpiadi (di anteriore) che Piero non avrebbe mai commesso. Guarda su google-immagini le foto di Plot Blue… D’altro canto i posteriori dei cavalli di Ehning non si alzano mai molto a dimostrazione che l’impulso è relativamente carente. Il motivo è spiegato nell’articolo “L’equitazione nell’ottica delle funzioni”: Ehning non ha un assetto del sistema naturale e, di conseguenza i Suoi cavalli flettono soltanto i garretti. Non possono quindi avere un impulso strutturale che è l’unico che si mantiene (“Cross-country: equitazione in declino?”). Se Piero potesse leggere che lo paragoni a Ehning, Ti querelerebbe di certo!!!!!!!!! Infine, caro Giuseppe, quello che scrivo su questo sito discende da un’analisi approfondita del funzionamento della macchina cavallo alla luce delle conoscenze più moderne. Quindi, dato per scontato che i presupposti sono giusti, lo sono anche le conclusioni a meno che… Tu trovi qualche errore nei passaggi del mio ragionamento. Ma finora, dopo cinque anni, nessuno mi ha colto in fallo!
ci tenevo a dire che i veri amanti del Concorso ippico di Piazza di Siena non hanno assolutamente dimenticato Graziano Mancinelli la famosa e amata triade di Piazza di Siena Piero e Raimondo D’Inzeo e Graziano Mancinelli. Purtroppo dopo di loro a mio parere non ci sono stati più cavalieri così e il Concorso ippico ha perso molto.
E’ solo il mio modesto parere ma io con io fratello sono stata una vera appassionata di questo sport- Peccato sia finito
Purtroppo ha ragione! L’Italia è piena di talenti ma senza una formazione adeguata non lo possono esprimere pienamente: ed oggi una vera formazione non esiste più per mancanza di cultura e di disciplina.
Il cavallo Mirtillo era stato acquistato da puledro da mio padre il maresciallo Gaudenzio Sotgiu poi venduto all’ippodromo del poetto di Cagliari che a sua volta lo vendette a Mancinelli
Grazie e … complimenti!
UN GRANDE CAMPIONE MAI DIMENTICATO ALMENO DA QUELLI DELLA MIA GENERAZIONE