Il circolo è il movimento chiave dell’addestramento: non perchè scompone l’impulso del cavallo come ritengono alcune scuole ma, al contrario, perchè lo può indirizzare nella direzione più favorevole al conseguimento del cavallo diritto. Infatti, facendo girare il cavallo dalla parte rigida (quella alla quale il cavallo avanza di meno), si possono mettere le spalle davanti alle anche e farlo avanzare secondo la formula “tieni il cavallo diritto e fallo avanzare” enunciata da Steinbrecht: essa racchiude tutta l’equitazione perchè il cavallo che avanza diritto è costretto a sostenersi flettendo le articolazioni alte (vedi “L’equitazione nell’ottica delle funzioni”).
Il cavallo è un animale creato per muoversi nei grandi spazi: quindi gli è particolarmente inusuale e faticoso il muoversi in un circolo. Le sue articolazioni, sopratutto i garretti, non sostenute da un’adeguata muscolatura, sono molto delicate e soggette a gravi lesioni: questo può accadere sopratutto se ai garretti sotto sforzo viene imposto un movimento di torsione.
Questo avviene in particolare quando girano alla corda e tirano sulla longia. Per questo, quando vedo su you tube dei famosi addestratori della cosidetta doma dolce che girano in questo modo dei puledri da scozzonare, provo un sentimento di pietà per i cavalli e per tutti gli appassionati italiani che pendono dalle loro labbra.
Il lavoro alla corda, che prevede il cavallo che gira intorno al cavaliere che lo tiene tra la longia tesa e la frusta, è molto faticoso per il cavallo.
Preferisco il lavoro al tondino che rientra nella categoria del lavoro in libertà. Il cavallo lavora come se fosse libero nel tondino con le redini. Il cavaliere lo segue, con la frusta, in un circolo più piccolo, tenendo la longia semitesa.
Il cavallo si mette in equilibrio, flettendo le articolazioni alte posteriori, in un circolo di otto metri che quindi è molto faticoso. In un circolo di quattordici metri la flessione è pressochè nulla. In un circolo di dodici metri ci vuole mezz’ora di lavoro per ottenere la flessione: quindi 11-12 metri è la dimensione giusta del tondino.
E’ ovvio che un cavallo senza condizione deve cominciare esclusivamente al passo che deve essere incrementato gradualmente fino ad almeno novanta minuti. Dovrà essere lavorato prevalentemente dalla parte meno costruita (che ha l’anca interna più rigida come conseguenza della minore spinta del posteriore opposto) ma cambiando spesso di mano e dovrà essere portato gradualmente a tendersi nella mano del cavaliere che lo deve “sentire” con il peso della longia. Se il cavallo si appoggia su una sola redine resistendo con l’altra è sulla prima che deve essere attaccata la longia, tenendola all’esterno. Il passo allungato è comunque l’andatura che sviluppa maggiormente la funzione di flesso-estensione degli arti posteriori che è quella che presiede alla locomozione: in un cavallo in condizione può essere protratto per due e più ore con risultati, altrimenti non conseguibili, nel raggiungimento di una corretta postura e quindi di una condizione muscolare eccellente.
Quando questo risultato sarà ottenuto, il cavallo, per effetto della tensione dorsale (che servirà a metterlo perfettamente diritto), fletterà l’anca interna. Il cavaliere avrà il cavallo nella stessa situazione del lavoro con le redini lunghe. Questo risultato deve essere confermato alle due mani.
Nel lavoro montato, i circoli devono essere alternati al lavoro in dirittura allo scopo di intrattenere l’impulso. Meglio quindi ricorrere alle volte (sei metri) o al circolo di sette-otto metri. Al passo ed al trotto, il cavaliere deve sollecitare il cavallo con la gamba esterna affinchè si tenda nella mano interna. Per ottenere questo risultato il cavallo dovrà essere decontratto con aiuti diagonali (gamba interna e redine esterna) che lo mettono diritto. Sarà conveniente trottare sul diagonale interno (Caprilli aveva ragione!) perchè così la gamba esterna sarà efficace applicandosi quando il posteriore esterno è pronto alla spinta. Inoltre, trottando sul diagonale interno, si sollecita la spinta del posteriore esterno(vedi “Riflessioni ed esperienze nell’addestramento del cavallo”). Al galoppo saranno convenienti gli aiuti laterali.
Propongo due foto dello stesso cavallo: nella prima(in basso) è completamente sulle spalle (osservare il sovrappeso sui nodelli) con la groppa alta.
Nella seconda il cavallo è in equilibrio avendo sollevato la base dell’incollatura; ha sviluppato la muscolatura dorsale ed avanza in leggerezza.
Nel mezzo ci sono due anni di lavoro e la cura, attraverso la manipolazione ed il lavoro in estensione, di gravi lesioni alle vertebre dorsali e lombari.
Carlo Cadorna
Ho letto con attenzione il suo articolo e ho cercato di collegarlo alle mie esperienze.
Anch’io trovo molto utile il lavoro in tondino e non capisco come mai venga quasi demonizzato da molte scuole. Indubbiamente con un cavallo con locomozione ed equilibrio ottimali può anche darsi che sia superfluo, ma con cavalli con problemi di locomozione mi sembra proprio che sia vantaggioso rispetto ad un lavoro in maneggio che risulta sempre approssimativo.
Da un paio di mesi sto lavorando una cavalla di dieci anni veramente impossibile, è capace solo di correre e di buttare la testa al vento disimpegnando le anche, è molto nervosa, trottigna ha tensioni muscolari in tute le parti del corpo, non si fa ferrare e non sale sul trailer.
Superata una prima fase che mi ha permesso di avere la cavalla agli ordini e di poterla gestire in sicurezza ho cominciato il lavoro vero e proprio dedicando anche parecchio tempo al massaggio dei muscoli più tesi, in particolare i pettorali che erano talmente contratti e doloranti che la cavalla non riusciva a passare una barriera a terra al passo. Ora la cavalla ha acquistato una maggior scioltezza generale ma ha ancora molte difficoltà, in particolare quando viene montata. Purtroppo il tondino del maneggio che avrebbe un bel fondo compatto utile al lavoro al passo è stato riempito di truciolo sporco e il fondo è diventato molto pesante e quindi sono costretto lavorare nel maneggio, solo al passo uso lo chambon anche se non tutti i giorni. Non escludo che la cavalla possa avere qualche problema fisico e ho consigliato comunque la proprietaria di consultare anche un buon veterinario, capisco che sia molto difficile ottenere un buon risultato, ma non voglio perdere l’occasione di fare un esperienza che potrebbe essere molto utile in quanto un piccolo risultato con un cavallo come questo può dare indicazioni molto precise su come si deve condurre un buon lavoro.
Nei prossimi giorni cercherò di fare qualche filmato per mostrarle la situazione.
Nel frattempo le chiedo come fare per regolare in modo corretto la lunghezza dei cordini che vanno dal sottopancia all’imboccatura e che si vedono nelle fotografie del suo articolo?
Quando parla del lavoro in estensione si riferisce al lavoro del cavallo montato?
Chiedo scusa se faccio così tante domande, spero di non essere troppo invadente, ma sono argomenti che mi interessano molto e vorrei aprofondirli come meritano.
Grazie
Alberto Alciator
Qualsiasi cavallo abbia un pur minimo difetto fisico (e quale non ne ha!) quando viene impegnato cerca di sottrarsi alla fatica: lo fa traversandosi perchè così rende vano il lavoro. L’unico modo per obbligarlo ad impegnare entrambi i posteriori è quello di tenerlo diritto, mettendo le spalle davanti alle anche(l’Hotte).
Montato è difficile perchè servono continue correzioni. Nel tondino è facile mettendolo a mano contraria.
La difficoltà risiede nel saper dosare il lavoro alle due mani e nella regolazione delle redini.
La lunghezza è fissa per ogni cavallo ed è quella corrispondente alla massima estensione del soggetto osservato “con visione futura”. Quando alza molto la testa, il sottogola deve agire sulla nuca. La redine interna venti cm. più corta di quella esterna. Si possono fare le redini con nastro delle tapparelle (lunghezza circa 1,70 cm.) mettendo alla cinghia un gancio ed alcuni anelli per la regolazione.
Il cavallo si mette in estensione, montato attraverso la mezza fermata (“L’addestramento del cavallo”). Nel tondino per l’azione della frusta. Bisogna lavorare finchè il cavallo smette di “correre” e diventa pigro, lasciandosi “mandare” dalla frusta.