Il cavallo è un animale buono, sensibile ed intelligente che ha avuto un ruolo di primo piano nella storia dell’uomo: basti pensare che per molti secoli ha accompagnato l’uomo in tutte le guerre fino a divenire un vero soldato.
Tali erano infatti i cavalli delle ultime cariche della Cavalleria italiana a Jagodny, Isbuscensky e Poloj: quando la tromba suonava la carica nemmeno il loro cavaliere poteva fermarli in quella galoppata per la quale si erano lungamente preparati.
Oggi il cavallo, sempre grazie alla Cavalleria rappresentata dal Cap. Caprilli, ha trovato un nuovo impiego sempre in sintonia con l’uomo e sempre esaltante: quello di fare vere e proprie acrobazie.
Ma il cavallo è nato per pascolare nei prati: quindi la sua nuova occupazione richiede un grande cambiamento fisico che soltanto l’addestramento con il conseguente allenamento gli può dare. Avere rispetto del cavallo significa quindi far sì che l’addestramento modifichi effettivamente la capacità atletica del cavallo così da renderlo idoneo a sopportare fisicamente e ad apprezzare psicologicamente le nuove sfide che l’uomo gli propone oggi con la consapevolezza di sentirsi meglio.
La prima qualità di un atleta è quella di essere fisicamente sano: questa è la condizione principale con la quale si devono misurare i cavalieri e può essere rispettata soltanto se l’addestramento viene svolto con la necessaria gradualità, soprattutto nei primi tempi della doma quando la grande struttura del cavallo è completamente priva di muscolatura e le articolazioni sono quindi particolarmente soggette all’usura precoce.
Questa prescrizione riguarda particolarmente il lavoro alla corda che, almeno per i cavalli giovani, dovrebbe sempre svolgersi in un tondino che riesca a contenere l’energia che tutti i puledri manifestano.
Nel lavoro montato, posto che i muscoli si sviluppano quando si contraggono dopo essersi distesi e che il cavallo, avendo quattro gambe, deve essere tenuto diritto, è essenziale la qualità del contatto con la mano che non deve mai tirare ma sempre assecondare mantenendo un contatto leggero. Infatti, se il contatto della mano non è tale, essa esercita una pressione sulla muscolatura dorsale del cavallo e sulle articolazioni posteriori dinamicamente contraria al movimento determinandone una rapida usura.
L’unica qualità che può avvertire il cavaliere prima che questo si verifichi è il suo “senso del cavallo” (“Il senso del cavallo”) ossia la capacità di sentire sempre il baricentro del cavallo allo scopo di verificarne l’insieme con il proprio.
Altrettanto negativa è l’eventuale pressione esercitata dal cavaliere sulle ultime sei (13-18) vertebre dorsali perchè se queste si bloccano, il cavallo si traverserà e potrà anche avere dei problemi all’apparato digestivo(Giniaux).
Occorre almeno che il cavallo, attraverso la riunione, abbia sviluppato a sufficienza il muscolo lungo-dorsale ed i trapezi dorsali che gli permetteranno di portare il cavaliere senza troppi rischi: il segnale che i muscoli anzidetti sono abbastanza sviluppati è costituito dallo scorrimento agevole della striglia metallica sulla colonna vertebrale e dalla plasticità dei trapezi.
Guardando la massa dei cavalieri di oggi, si può osservare come sia raro vederne qualcuno che tende ad inforcarsi durante il movimento: poichè la conseguenza di questo grave difetto nell’assetto è il venir meno nel cavallo del desiderio di avanzare, i suddetti “cavalieri” premono sulle vertebre dorsali allo scopo di aumentare la forza propulsiva degli aiuti.
Bisogna anche rilevare che il cavaliere seduto può cedere soltanto in misura limitata e quindi aggrava la situazione della schiena del cavallo che si contrae, danneggiandosi: di conseguenza l’impulso del cavallo anzichè aumentare diminuisce in modo irreversibile!
Come dire che accelerano tenendo il freno tirato! Ma chi gli ha dato la patente???
D’altro canto, i primi 17 cavalieri della ranking list utilizzano una tecnica simil-americana: vi è quindi un evidente riscontro agonistico alla conoscenza della necessità di rispettare l’uso dell’incollatura e della linea dorsale senza le quali il cavallo non riesce a coordinare l’utilizzo del treno posteriore con quello anteriore. E quanti buoni cavalli spariscono anzitempo dal circuito!
Carlo Cadorna
Semplice e chiaro.
L’accorgimento di passare la striglia sopra la colonna vertebrale del cavallo per ” Tastare ” la muscolatura dorsale è un ottimo suggerimento
Grazie! L’uso della striglia su tutta la zona dorsale, oltre a dare al cavaliere che vuole comprendere il “senso” della muscolatura ben costruita è anche una eccellente ” manipolazione” per separare bene i muscoli e prepararli all’esercizio fisico.
Grazie per i Suggerimenti! Sicuramente si tratta di una buona condotta da comunicare anche agli atleti più giovani che svolgono attività di competizione.