Il riscaldamento prima di effettuare uno sforzo è parte fondamentale dell’impiego del cavallo rispettandone il benessere e l’integrità fisica.
Esso riguarda in modo particolare gli apparati cardio-circolatorio, respiratorio, articolare e muscolare. L’allenamento e l’addestramento corretti (“La preparazione per le gare”) sono il presupposto perchè la fase di riscaldamento possa compiersi appieno senza incidere sulle capacità atletiche del cavallo e quindi anche sul suo cervello (impulso).
Alcuni anni fa il centro militare di equitazione ha compiuto un esperimento, della durata di due anni, in collaborazione con la scuola dello sport del CONI, proprio allo scopo di sperimentare su di un gruppo di cavalli le tecniche di allenamento: ne è risultato che il riscaldamento corretto, specie per quanto riguarda gli apparati cardio-circolatorio e respiratorio, è quello previsto dalla vecchia formula del concorso completo, ossia di un’apertura di fiato, proporzionale all’entità dello sforzo richiesto, preceduta da una fase di riscaldamento (circa 6 km. a 240 m./min.) e seguita da una fase di recupero proporzionale all’entità dell’apertura di fiato, svolta alla stessa velocità (“La preparazione per il cross-country”).
Questo dimostra, una volta ancora, come in equitazione vi sia poco da inventare e molto da riscoprire….!
Per quanto riguarda gli apparati muscolare/articolare invece è difficile stabilire dei tempi certi perchè il loro riscaldamento corretto è in larga parte influenzato dalla qualità dell’addestramento: in particolare se esso si è svolto ricercando sempre la tensione dorsale (“La tensione dorsale”) che è il presupposto della capacità del cavallo di sollevare la base dell’incollatura.
Tanto maggiore sarà lo sviluppo della tensione dorsale e della muscolatura relativa, tanto minore sarà il tempo necessario per preparare muscoli ed articolazioni allo sforzo.
In relazione a quanto precede appare evidente l’inadeguatezza di molti campi prova e delle tecniche di riscaldamento adottate da molti cavalieri (“Preparazione per il S.O.”): è raro vedere un metodo perchè è raro vedere cavalieri che “sentono” (“Le sensazioni a cavallo”) i loro cavalli dal momento che questo, o si impara quando si viene messi in sella, o non si impara più (G. Morris).
E’ questo un effetto negativo (unitamente ad altri positivi) che viene spesso dal settore pony e sul quale la FISE dovrebbe riflettere…E’ molto più frequente vedere cavalli che non sono correttamente “tesi sulle redini” ricorrendo spesso l’abitudine all’uso di redini ausiliarie che ottengono l’effetto contrario.
Molti ritengono di poter compensare tale carenza mettendo in avanti il cavallo attraverso l’uso forzato dell’assetto, specie al galoppo, ottenendo l’unico risultato di mettere la muscolatura dorsale sotto sforzo.
Non deve quindi meravigliare che molti cavalli, vincitori di GP, siano messi in pensione a 15 anni: questa età sarebbe invece, in un cavallo preparato correttamente, quella ideale per raccogliere i maggiori successi.
Quindi è arduo e sviante definire “grandi” i loro cavalieri mentre sono soltanto degli abili utilizzatori. Che differenza con il cavaliere R. Fellers che, giustamente osannato dal competente pubblico americano, presenta ancora in piena forma il Suo cavallo ventenne!
Questo è vera cura del benessere del cavallo nel confronto con tutti coloro che se ne riempono soltanto la bocca!
Carlo Cadorna
Buon Giorno Carlo ,
bellissimo articolo come sempre e molto istruttivo ,
Secondo il mio modesto parere ci sarebbe da approfondire, specialmente per il riscaldamento prima del cross, l’adeguato riscaldamento ( avendo eliminato marce e steeple) se e come l’apertura di fiato sia utile a liberare più globuli rossi dalla milza ( se non erro) e cosi migliorare l’ossigenazione del sangue e di quanto minimo andrebbe effettuata in proporzione alla categoria e quiti alla distanza e velocita del cross.
Penso che sarebbe molto utile a tutti .
Grazie mille e continui a istruirci con i Suoi articoli.
A presto
Cordialmente
Giorgio.
Grazie Giorgio: in realtà ho già parlato della preparazione alle singole prove (S.O., rettangolo, cross-country) in appositi articoli che puoi trovare sul motore di ricerca. Questo articolo è una risposta ad alcuni rilievi, privi di fondamento, che ho ricevuto. Infatti penso che le critiche dimostrano che mi sono spiegato male!
Grazie per la risposta
Non si è spiegato affatto male !!!
Sarà mia premura andare a rivedere i suoi articoli che mi sono perso.
Grazie a presto
Giorgio
Flexible, come sa, caro Colonnello è un modello d ispirazione.
Vederlo in forma a 20 anni è musica per noi appassionati che amiamo dal profondo L atleta cavallo.
Ognuno di noi dovrebbe ricercare ogni giorno nel lavoro con il proprio cavallo la giusta misura per spingersi negli anni ad averlo sempre in forma.. ed accettare serenamente i momenti in cui questa forma dovesse venire meno ( L accettazione è una fase importante della vita di ognuno… dà un grande equilibrio e non va confusa con la rassegnazione)
Molti non sanno aspettare il proprio compagno di gare.. s inventano cose , cocktail e pozioni magiche.. si dannano alla ricerca del veterinario perfetto e del farmaco risolutivo ma in realtà non sanno fermarsi.
Mentre il cavallo è maestro d attesa. Lui aspetta tutta la vita, serenamente ogni giorno attende che arriviamo in scuderia.. aspetta che lo portiamo a sgranchirsi le gambe e non si inventa niente.
I cavalli sanno. Noi invece non solo non sappiamo aspettare , noi ci siamo dimenticati di Sentire.
E questo divario, Colonnello, è per me uno spazio infinito da colmare.
Con la stima di sempre
Naty
Nella Tua lettera vi è il succo di tutta l’Equitazione: ho avuto la soddisfazione di vedere un mio vecchio cavallo vincere una gara a 24 anni ancora in piena forma!