Il consiglio federale ha proceduto alle nomine della struttura di comando che dovrà presiedere all’organizzazione delle discipline olimpiche.
Tale nomina è stata resa più difficile dal comportamento scorretto di alcuni cavalieri tra i quali alcuni militari, in violazione dell’art. 9 della legge 383/78: ricordo che la prima regola del vivere civile è quella di non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te! Quindi comprendo la difficoltà di chi ha dovuto prendere le decisioni in seguito al mandato elettorale ricevuto.
A colpo d’occhio, anzichè prendere il toro per le corna, si è scelta una strada minimale che pure ho proposto anch’io su questo sito: quella di costituire una squadra sperimentale composta di giovani cavalieri e farla seguire da un istruttore di sicura capacità.
Questo almeno è quello che si deduce dalla scelta di Giorgio Nuti come istruttore nel territorio (S.O.) dal momento che il Suo pensiero, che condivido, sull’equitazione italiana è pubblicato su internet (l’equitazione italiana deve essere rifondata): è senz’altro la scelta migliore quanto alla persona ma l’averlo inserito, non in testa all’organigramma, ma a lato (funzione pur preconizzata da P. d’Inzeo nel suo libro) pone alcuni problemi che forse non sono stati considerati nelle loro conseguenze.
Nello sport equestre l’atleta è il cavallo: il cavaliere ne è il preparatore atletico ed il consigliere. Di conseguenza dobbiamo formare dei cavalli sani e di qualità che possano rappresentare l’Italia per molti anni (oggi i nostri migliori cavalieri montano cavalli in vendita): ma per formare dei cavalli ci vogliono dei cavalieri esperti in possesso di un metodo sicuro che parte da un assetto corretto che consenta un uso appropriato degli aiuti.
E’ difficile vedere un cavaliere appoggiare i piedi sulle staffe e si può quindi immaginare quanto siamo lontani da questo obiettivo: almeno il fatto che uno dei pochi sia L. De Luca, dovrebbe invitare i tanti a riflettere!
La questione chiaramente riguarda la formazione degli istruttori che rappresenta quindi le fondamenta di tutta la struttura equestre. In Italia, quando si vuole fare una riforma necessaria la burocrazia, che detiene il potere, si chiude a riccio: quindi temo che se la struttura degli istruttori si sentirà scavalcata e colpita nei suoi interessi commerciali, comincerà subito a bersagliare le fragili certezze culturali dei nostri giovani cavalieri.
Meglio sarebbe stato quindi ricominciare dalla riqualificazione degli istruttori valutandoli proprio in relazione alla capacità di istruire i loro allievi secondo le nuove direttive federali.
Si mantiene intatta, anzi forse si aggrava, la differenza tecnica tra le varie discipline: d’altro canto, che Italia sarebbe senza l’attuale confusione tecnica?
Carlo Cadorna