Quand’ero un ragazzino era il mio idolo: un uomo incredibilmente rigoroso, intransigente ed intelligente. Sto parlando di Federico Tesio, il più grande allevatore ed uno dei più grandi allenatori del mondo.
Il Suo campo di applicazione era il purosangue, animale da esperimento, come recita il titolo del Suo libro più famoso.
Ma come Uomo era molto di più perché in Lui si sommavano e mischiavano le caratteristiche del filosofo, del matematico, dell’artista ma, soprattutto, del ricercatore la cui missione era quella di comprendere ed appropriarsi dei meccanismi segreti, e proprio per questo affascinanti, che regolano il mondo.
Tenerani dipinto da Tesio artista.
Conosceva il mondo nella sua vastità perché l’aveva girato in lungo ed in largo ma aveva fermato la Sua attenzione sul cavallo purosangue perché è un atleta ed è “intelligentissimo, molto più del cane”.
Dormello, il Suo allevamento, si trovava a pochi chilometri dalla mia abitazione e l’amicizia di mia nonna con Sua moglie Lydia mi hanno consentito, qualche volta, di frequentare la Sua casa. Ma lo incontravo sempre alle corse perché la vecchia militanza di mio Padre nel Jockey Club mi consentiva l’accesso ai recinti riservati. I bookmakers davano sempre i Suoi cavalli sotto la pari, sia perché erano il frutto di incroci studiati con grande competenza, sia perché correvano soltanto se erano pronti.
Fu uno dei pochissimi ad aver compreso che, nella psicologia di un cavallo, la corsa è un’esperienza terribile, che non dimenticherà mai, se la condizione fisica non gli consente di portarla a termine senza accusare la fatica. Diceva sempre che un cavallo da corsa vale per la sua volontà di combattere: gli eterni secondi erano, secondo Lui, dei brocchi anche se correvano le classiche.
Se ci pensate bene, è così anche per i cavalli mezzosangue: si produrranno con generosità soltanto fino a quando non li costringete ad ammettere che non ce la possono fare: da quel momento sono dei cavalli finiti, a quel livello.
Ricordo perfettamente le Sue lamentele nei confronti dei dirigenti dell’Ippica: quegli stessi che l’hanno portata a …fondo. Pensate che essi Lo consideravano un distruttore di cavalli!!! Eppure oggi non esiste nel mondo del purosangue un buon cavallo che non abbia, nella sua genelogia, il sangue di Dormello.
Tenerani vince in Inghilterra.
Come spesso avviene ai più grandi uomini, non potè godere completamente dei Suoi successi. Scomparve infatti (1954) quando il Suo prodotto più famoso appena iniziava la sua carriera sportiva immacolata: parlo del famoso Ribot generato da due cavalli (Tenerani e Romanella) fatti in casa.
Romanella
Lo ricordo bene sia perché l’ho visto correre tante volte (non l’ho potuto seguire a Parigi ma ero alla radio con il cuore in gola!) sia perché una mia visita a Dormello è stata immortalata proprio da una fotografia con il grande campione quando faceva lo stallone (di grande successo).
Aveva preso dal padre la resistenza e la capacità di assorbire bene l’allenamento; dalla madre, che era una velocista, la classe di galoppo. Quando arrivava in dirittura, metteva una marcia in più ed arrivava come in un galoppo di esercizio.
L’ultima vittoria (16°) di Ribot a Parigi.
Un’unica volta dovette impegnarsi a fondo: a due anni nel gran criterium, sul terreno pesante (le ferrari hanno bisogno del fondo perfetto altrimenti l’enorme coppia fa slittare le ruote) per battere Oise, uno specialista di quel terreno.
Ho voluto raccontare questa storia, che oggi sembra una bella favola, perché il suo artefice era un Grande Uomo: poi siamo andati a fondo perché i meccanismi della selezione della classe dirigente hanno fatto si che andassero al potere personaggi incapaci e corrotti con una grande dedizione soltanto al loro interesse personale.
E’ giunto il momento di cambiare: sta a Noi scegliere le persone giuste privilegiando le qualità morali. Cominciamo dalla presidenza della FISE!
Carlo Cadorna
Bellissimo Articolo! Grazie colonnello per le sue storie che mi riportano indietro e mi fanno immaginare Ribot e lo scalpitio dei suo zoccoli quando sfioravano il terreno…
aspetto paziente altre belle storie di cavalli..
Raccontate da chi puó insegnarci tanto attraverso le sue preziose parole.
Un’umile allieva
Sono i cavalli che ci insegnano: noi dobbiamo imparare ad ascoltarli…