Le lesioni muscolari sono molto gravi nel cavallo per la complessità della sua struttura che deve sostenere il sistema osteo-articolare e tendineo.
cavallo ben muscolato
E’ perciò necessario che gli istruttori e gli addestratori conoscano, almeno a grandi linee, il funzionamento corretto della struttura muscolare e ne sappiano valutare con sufficiente immediatezza le problematiche negative (i meno esperti è opportuno che si rivolgano al veterinario).
Infatti, il sorgere di una qualunque complicazione dolorosa da una parte porterà il cavallo a scaricare sulla parte opposta l’onere della spinta o del sostegno determinando una compensazione. Gli effetti di questa saranno tanto più gravi quanto maggiore sarà lo sforzo al quale il cavallo è soggetto.
In un’intervista, il tecnico francese Guerdat si è detto deluso dalla mancata partecipazione alle olimpiadi di questo cavallo. Se avesse dato maggiore importanza alle difese visibili in questa foto(il linguaggio del cavallo), non l’avrebbe preso in considerazione per un traguardo così importante!
L’unico lavoro nel quale il cavallo non si compensa è il passo su terreno piano e consistente: imparando ad utilizzare al massimo (“Il lavoro al passo”) questa andatura si può mantenere e perfino incrementare la condizione di un cavallo che ha dei problemi fisici che non gli permettono di lavorare normalmente.
La causa principale e più diffusa delle lesioni muscolari è l’inadeguatezza della preparazione atletica che dovrebbe insegnare al cavallo ad utilizzare i suoi muscoli nella completa decontrazione impegnandoli quindi senza alcuno sforzo.
I muscoli più soggetti sono i glutei medi e profondi, estensori della coscia. Quando sono interessati da lesioni muscolari i muscoli tensori laterali non si sviluppano (è il segnale di una lesione!).
Purtroppo invece sopravvivono nell’ambiente equestre delle tecniche di lavoro legate alla tradizione che contraddicono questa esigenza e ricercano invece il massimo sforzo che invariabilmente determina stress e fatica : lo possiamo osservare anche nelle gare del massimo livello dove sono moltissimi i cavalli che saltano con la schiena rigida manifestando con la coda ed i posteriori il loro disgusto per gli sforzi che sono costretti a fare ( alla faccia dell’ignoranza dei commentatori).
In genere, un cavallo ben preparato dovrebbe lavorare con il cavaliere che utilizza soltanto l’azione del peso del corpo: se invece il cavaliere utilizza la forza dell’assetto il cavallo tende ad utilizzare dei muscoli di compensazione.
Questo non è un difetto dei cavalli ma piuttosto dei loro cavalieri: infatti questi cavalli con un giusto lavoro abbinato a delle cure appropriate possono essere riportati a provare la gioia di librarsi nell’aria senza il minimo sforzo.
Altra causa può essere un riscaldamento dei muscoli inadeguato: a volte esso richiede anche 40′.
Le lesioni muscolari si dividono, a seconda della gravità crescente, in contratture, stiramenti e strappi. Le contratture determinano del dolore soltanto quando la muscolatura si è raffreddata: richiedono una settimana di solo passo e decontrazione della parte tramite manipolazioni competenti effettuate con l’ausilio di una pomata leggermente riscaldante. Le manipolazioni servono a togliere la tensione che ha determinato la lesione.
Se non vengono curate si trasformano in stiramenti che danno vita ad un cordone doloroso: questo necessita delle stesse cure (pomata emolliente) ma di due settimane di solo passo.
Lo strappo muscolare provoca un edema sanguigno ed una lacerazione con dolore acuto: possono essere di 1° grado se la lacerazione riguarda poche microfibre (- 5%), di 2° se la lacerazione riguarda uno o più fasci e fibre, di 3° quando la rottura è totale e determina un avallamento con perdita del tono muscolare.
Gli strappi richiedono l’immediata applicazione del ghiaccio per 24-48 ore e l’immobilizzazione della parte allo scopo di limitare i danni permanenti(cicatrici); massaggi e calore sono controindicati. Bisogna prima ottenere la cicatrizzazione della parte che può essere aiutata con laser e magneto terapia (“Gli strumenti elettromedicali”).
Poichè le fibre muscolari hanno scarso potere di rigenerazione, la riparazione avviene con formazione di tessuto cicatriziale e fibroso che non ha le proprietà elastiche originali ma può essere aiutato con la pratica dello stretching e con la gradualità nella ripresa del movimento.
Gli strappi di 1° grado richiedono 30 gg. di riposo, quelli di secondo 7 gg. di riposo assoluto e 30-50 di cure. Per gli strappi di 3° grado la prognosi è riservata perchè le cicatrici sono quasi sempre così estese che confliggono meccanicamente con il corretto funzionamento del muscolo. Possono richiedere anche due anni per una completa guarigione.
In questo caso come in quelli di tutte le lesioni che, non essendo state curate con immediatezza, sono diventate croniche occorre rimuovere i tessuti (fibrosi) che confliggono con lo sviluppo della giusta muscolatura (la loro presenza determina uno scarso assorbimento di qualsiasi pomata): l’unica cura efficace è quella dell’uso delle tinture risolventi. Esse sono composte da tintura di jodio con l’aggiunta di sostanze rinfrescanti. Applicate con lo spazzolino per 5 gg. hanno un effetto vescicante che ricrea, a riposo, lo stessa infiammazione che ha determinato il trauma.
Pensate ad un tubo di plastica che si è dilatato e che si riscalda fortemente allo scopo di fargli riprendere la forma originaria.
L’efficacia dei vescicanti dipende molto anche dall’esperienza di chi li usa per regolarne l’uso all’effetto ottenuto : se necessario, a distanza di 20 gg., si può ripetere la cura. Essa formerà delle croste che bisognerà lasciar cadere aiutandole con una pomata emolliente e delle saponate.
Fino a che le croste non sono cadute e la muscolatura non abbia ripreso tono bisogna fare solo passo e manipolazioni competenti con l’uso di eparinoidi-acido ialuronico.
La tecarterapia, molto usata dai cavalieri, è molto efficace per togliere l’infiammazione ma non ha alcun effetto sugli strappi e non è risolvente sulle lesioni croniche.
In definitiva, la miglior cura per le lesioni muscolari è la prevenzione determinata dall’equitazione naturale.
Carlo Cadorna
P.S. Questo articolo ha suscitato critiche da parte di un veterinario che si è sentito esautorato dalle Sue prerogative: bisogna precisare che quando il personale di scuderia era veramente qualificato, era perfettamente in grado di svolgere tutte le operazioni indicate alle quali era delegato proprio dal veterinario. Oggi la figura del capo scuderia è stata sostituita dall’osteopata posto che sia veramente tale: cioè una persona che è capace di “sentire” con le mani e curare facilitando l’autoriparazione del cavallo. Purtroppo questo non si impara frequentando un corso perché richiede delle mani sensibili e preparate ad esercitare la giusta pressione (“I principi dell’osteopatia”). E’ quindi opportuno e necessario che chi vuole gestire e migliorare dei cavalli, sappia esattamente quello che fa e sappia presupporre la presenza di una lesione che ancora non si è manifestata in modo evidente. D’altro canto, se i veterinari fossero in grado di risolvere i problemi muscolari dei cavalli, non vi sarebbero tanti cavalli in difesa come quelli di alcune delle foto che ho postato. Quanto ho scritto mi è stato insegnato e trasmesso in massima parte dal Prof. Girolamo Menichetti, grande veterinario negli anni ’60-’80 oltre che dalla pratica (“L’osteopatia”).