Halla, la grande cavalla di Winkler: una condizione perfetta!
Un buon preparatore di cavalli così come un buon istruttore deve saper valutare a colpo d’occhio il livello dell’addestramento di un cavallo così come la sua condizione fisica.
Per imparare bisogna essere buoni osservatori e sviluppare l’abitudine al confronto tra quello che si vede e quello che si verifica (ad esempio quello che si vede in campo prova e quello che si verifica in campo gara).
Enigk al Messico
Ho iniziato a sviluppare quest’abitudine nel 1970, quando Hans Gunther Winkler grande cavaliere (campione del mondo) e caposcuola tedesco venne a Montelibretti a vedere Enigk, il cavallo con il quale aveva ottenuto il quinto posto alle olimpiadi del Messico: infatti era stato acquistato dall’E.I. e messo a disposizione di P. d’Inzeo che aveva subito vinto dei G.P.
Poichè parlo correntemente il tedesco il Comandante, Col. Paglieri, mi incaricò di accompagnarlo e passai con Lui un’intera giornata. Quando andammo alla scuderia “Nasello” a vedere Enigk, Egli gli toccò l’incollatura valutandone la tonicità con le mani e scosse la testa; mi disse che il cavallo aveva perso parte della sua abituale condizione muscolare spiegandomi che l’incollatura, in quando cinghia di trasmissione dell’impulso tra l’assetto e la mano del cavaliere, consentiva di valutarne lo stato.
Questa esperienza mi è rimasta sempre impressa anche perchè confermata dal fatto che dopo pochi mesi il cavallo contrasse la piroplasmosi e, non sopportandone le cure, morì.
Cavallo giusto e leggero
Nel ’72 iniziai a fare l’istruttore dei nostri pentatleti e presi l’abitudine di montare spesso i cavalli degli allievi allo scopo di confrontare, con particolare riguardo all’impulso, la mia impressione visiva con la realtà.
Negli anni successivi ho molto allargato la mia conoscenza attraverso la lettura di alcuni libri fondamentali (“La costruzione fisica del cavallo”) che spiegano la relazione tra l’equilibrio del cavallo, la disposizione delle sue leve ed il suo sviluppo muscolare.
Cavallo leggero e correttamente preparato
In tempi più recenti mi sono dedicato all’osteopatia (induzione, con le mani, del cavallo all’autoriparazione) che consente di imparare a “sentire” oltre che a vedere. La conoscenza del massimo esperto italiano di scienze motorie mi ha consentito di approfondire la capacità di valutazione dello stato dei muscoli che non devono essere “gonfi” (sotto sforzo) ma “tonici” (senza sforzo).
Questo cavallo è l’immagine dell’impulso: infatti, pur impegnato in un esercizio faticoso, i suoi muscoli lavorano nella più completa decontrazione, senza il minimo sforzo. Ed i risultati lo dimostrano!
Quando un cavallo, messo correttamente negli aiuti, lavora in equilibrio sviluppa una muscolatura che trasforma l’incollatura in un muscolo tonico che potrà essere uguale dalle due parti soltanto se il cavallo è perfettamante diritto: lo può essere soltanto quando viene (di sua volontà)assolutamente “pari” nella mano.
Cavallo pesante sulla mano, incollatura gonfia, base incollatura infossata, schiena imbarcata e posteriori lontani (sono fuori appiombo!).
Quando invece il cavallo non è in equilibrio, e si può verificarlo osservando la linea dell’equilibrio e lo stato delle anche e della base dell’incollatura, l’incollatura non riesce a sviluppare la sua muscolatura se il cavaliere sa mantenere un contatto leggero perchè ha un assetto che gli consente di assecondare il cavallo.
Cavallo pesante sulla mano, incollatura gonfia, posteriore sotto sforzo, schiena rigida (la coda non è rilasciata). Il cavallo, per il tramite delle orecchie, disapprova.
In caso contrario (assetto che non si inserisce) il contatto diventerà pesante e consistente e l’incollatura si gonfierà. Sarà poi il linguaggio del cavallo (“Il linguaggio del cavallo”) a confermare queste osservazioni attraverso le rigidità e le difese.
Ricordo che la coda rappresenta la continuazione della colonna vertebrale e, se è rigida e non rilasciata, lo sarà anche la linea dorsale.
I cavalli che scalciano durante e dopo i salti non sono “allegri” ma al contrario, avendo la linea dorsale rigida (coda sempre sollevata e roteante), fanno degli sforzi terribili che provocano fastidio e dolore ed, alla lunga, gravi lesioni di compensazione che ne compromettono il futuro.
Il treno posteriore mostra un po’ di sforzo ma quello anteriore una grande leggerezza.
Le osservazioni che precedono si possono fare anche da una foto o sul cavallo fermo, soprattutto se si può “sentire” la muscolatura con le mani allo scopo di individuarne eventuali compensazioni e valutarne meglio la tonicità.
Per il cavallo in movimento conviene soffermarsi prioritariamente sulla decontrazione e sulla cadenza.
Carlo Cadorna