Oggi si discute poco di equitazione limitandosi a copiare, quasi sempre in modo superficiale, i grandi cavalieri: tra questi ognuno sceglie il suo beniamino.
Ma purtroppo i cavalieri moderni, dopo la chiusura delle grandi scuole militari, brancolano anch’essi nel buio affidandosi al loro talento, alla qualità dei loro cavalli, all’osservazione degli altri cavalieri ed all’aiuto dei pochissimi istruttori validi.
L’Equitazione è nata con la dottrina “di scuola” che è stata insegnata ed è evoluta nelle scuole più famose, italiane, francesi e tedesche.
E’ stata quindi rivoluzionata dal Cap. Caprilli che ha introdotto un sistema moderno e dinamico. Questa scuola denominata “sistema naturale di equitazione” ha formato pochissimi istruttori finiti i quali si è gradualmente inquinata attraverso vere e proprie fusioni con quella precedente.
Oggi sono pochissimi nel mondo (concentrati quasi tutti nell’emisfero australe e nelle americhe ma sta diffondendosi nei paesi arabi) a comprendere la differenza sostanziale tra le due ed a conoscere la superiorità concettuale e pratica della seconda, almeno nelle discipline che prevedono il salto e nell’equitazione di base (esemplare il cavaliere egiziano Nayel Nassar).
Poiché io sono tra i pochissimi cavalieri rimasti che abbiano avuto un contatto diretto con gli istruttori qualificati a Pinerolo (unici depositari del verbo caprilliano) vorrei fare alcune considerazioni.
Nel passato, quando molti cavalieri d’anteguerra erano ancora in vita, due argomenti furono oggetto di infinite discussioni mai giunte ad una vera conclusione perché i cavalieri che non avevano acquisito un assetto caprilliano perfetto, non potevano comprendere il vantaggio dell’equitazione naturale dal momento che essa non si trasmetteva ai loro cavalli: il confine tra l’equitazione naturale e quella di scuola e le caratteristiche dell’assetto caprilliano(di staffa o d’inforcatura). L’Arma di Cavalleria, nel passato, non era certo un’arma dotta: molti suoi famosi rappresentanti, bravissimi a cavallo lo erano meno nella logica. Tant’è che alcune delle prescrizioni più importanti inserite nel manuale di equitazione (ed. 1957) erano scritte piccolissime in una nota!
Di qui la difficoltà a mettere la parola fine alle discussioni con un verdetto chiaro: poiché ho avuto un rapporto approfondito con almeno otto istruttori qualificati e tre di loro hanno lavorato il mio cavallo cercherò di portare un po’ di chiarezza. Il risultato fu identico: completa decontrazione in un cavallo distaccato dalla mano ed in avanti!
L’assetto caprilliano è di staffa: il suo giusto uso consente al cavaliere di “tendere ad inforcarsi” (atteggiamento che esclude il peso morto). Perché se il cavaliere dovesse semplicemente “essere inforcato” basterebbe un po’ di colla per fare un buon cavaliere. Su questo concetto era d’accordo anche Piero d’Inzeo al quale, di conseguenza, affidai l’incarico di scrivere una traccia dell’equitazione caprilliana.
Caprilli definì l’equitazione naturale quella nella quale il cavaliere si adatta al cavallo mentre quella di scuola adatta il cavallo al cavaliere. Il giusto uso della staffa serve appunto ad armonizzare il baricentro del cavaliere con quello del cavallo. Questa armonia tra i baricentri ha un effetto enorme sull’impulso (naturale) perché se il cavallo, che ha una naturale inclinazione ad avanzare, sente che il suo partner non condivide questa inclinazione, la perderà immediatamente oppure, in alternativa, proverà a scappare allo scopo di evitare il dolore provocato da una mano che tira (perché la qualità della mano dipende dall’assetto). Quindi, la differenza tra le due equitazioni è che in quella naturale si ottiene la decontrazione del cavallo con l’assetto; in quella di scuola usano le rediini ausiliarie che interrompono l’impulso.
Quindi, all’inizio dell’addestramento del cavallo, le due equitazioni saranno molto diverse: quella naturale svilupperà l’equilibrio e l’impulso del cavallo insegnandogli ad utilizzare al meglio l’oscillazione della colonna vertebrale; quella di scuola svilupperà la forza del cavallo con la forza dell’inforcatura, come un atleta umano che sia costretto a correre con le braccia legate.
Soprattutto al galoppo sarà evidente la differenza di assetto: il cavaliere che pratica l’equitazione naturale galopperà con il cavallo inserendosi nel suo movimento dall’indietro in avanti; quello che pratica l’equitazione di scuola sarà sollevato o seduto nella sella, ma sempre indietro rispetto al movimento del cavallo.
Quando l’equitazione naturale arriva ad insegnare al cavallo a portare il suo baricentro sotto il centro della sella, il cavaliere può stare seduto salvaguardando l’impulso naturale: la differenza apparente tra le due equitazioni è, a questo punto, minima ed apprezzabile soltanto da un occhio esperto.
Ma si è verificato anche il fenomeno inverso: alcuni cavalieri, formati nell’equitazione di scuola, dotati di particolare sensibilità e di cavalli con particolare attitudine, si sono avvicinati all’equitazione naturale. Ricordo lo svizzero Chammartin, il tedesco Boldt e la russa Petuschkova, tutti vincitori di medaglie olimpiche.
Quest’ultima avendo condiviso con me, in veste di istruttrice, la preparazione ad un campionato internazionale, mi espresse la Sua completa identità di vedute con il mio modo di far lavorare gli allievi.
Amalfi a Vienna sul cavallo di Cadorna
Quanto precede spiega la difficoltà a discernere il confine tra l’equitazione naturale e quella di scuola: ma il confine c’è e risiede nella qualità dell’impulso determinata dall’esistenza o meno dell’accordo tra i due baricentri. Quindi, l’affermazione del Gen. Amalfi (che pure fu Direttore dell’equitazione nel penultimo periodo militare) che l’equitazione migliore consisterebbe in una miscela tra le due è priva di fondamento.
D’altro canto, Amalfi era un cavaliere di grande sensibilità e cultura ma aveva un assetto difettoso che non gli consentiva il giusto uso della staffa: vi sono moltissime fotografie che lo vedono in contrasto con il cavallo tra cui quelle a Vienna con un grigio che era di proprietà di mio Padre, al quale si devono queste osservazioni (seconda foto).
Infatti il cavaliere che ha assimilato l’assetto del sistema di equitazione naturale non è MAI in contrasto con il cavallo che monta perchè il suo assetto, per effetto della spinta del tallone in basso, scende consentendogli, senza alcuna rigidità, di fare corpo con il cavallo.
Il cavallo si mantiene in avanti ed avanza senza bisogno di essere sollecitato se non dall’azione del peso del corpo (“L’azione del peso del corpo”).
Come si dice nel gergo equestre “scorre” ed è, guarda caso, proprio questa la caratteristica di tutti i cavalli vincitori: quelli che lavorano con i metodi dell’equitazione di scuola (uso della forza dell’assetto e degli aiuti) presentano sempre delle resistenze alla mano che limitano la velocità e provocano errori di posteriore.
Infine occorre rilevare l’incoerenza dei cavalieri che praticano l’equitazione di scuola per il salto ostacoli: infatti, per loro stessa dichiarazione (intervista a M. Kutscher), il loro lavoro in piano non serve per sviluppare i muscoli che il cavallo impiega per saltare, ma soltanto per acquisirne il controllo. Infatti loro non ritengono che il salto sia un tempo di galoppo (riunito) come per l’equitazione naturale. Quindi preparano il cavallo ad una prova sviluppando dei muscoli che a quella prova non servono: vi è una profonda illogicità in questa affermazione! Difatti i loro cavalli, a quindici anni sono già finiti dal momento che impiegano dei muscoli che vanno sotto sforzo non essendo stati preparati adeguatamente.
Inoltre, avendo praticato per molti anni, anche con lo stesso cavallo, le corse ad ostacoli, il concorso completo ed il salto ostacoli, posso affermare con assoluta certezza che l’equitazione naturale consente di riparare cavalli con gravi lesioni ai tendini ed alla schiena mentre, appena montati gli stessi cavalli con l’assetto dell’equitazione di scuola, gli stessi tendini si risentono immediatamente.
In un’epoca come l’attuale, nella quale il benessere dei cavalli è sempre più all’attenzione popolare, appare evidente come l’equitazione di scuola è superata dai tempi.
Carlo Cadorna
” Oggi si discute poco di equitazione”. Parole che mi sono venute subito in mente oggi leggendo qualche blog di equitazione su facebook. Tante discussioni infinite su orari delle gare, patenti, numero dei partecipanti, di tutto e di più, ma di equitazione neanche l’ombra. E così tutti fanno esattamente quello che dice lei, copiano i cavalieri senza sapere quello che fanno, senza tenere conto che ogni cavallo ed ogni situazione sono diversi. E triste vedere quante risorse umane ed economiche vengono sprecate per un insegnamento di bassissimo livello.
E’ così! Una prova ulteriore è venuta fuori nei giorni scorsi: la proposta di fornire ai “completisti” dei cavalli da concorso affinché possano imparare come si monta in S.O. Piero d’Inzeo sosteneva (giustamente) che il buon cavallo “da concorso” si vede in campagna. Ho sempre saputo che vi sono i buoni cavalli e quelli mediocri: oggi i completisti montano generalmente dei cavalli di grande qualità ma li preparano con le stesse tecniche che usano per il dressage. Dovrebbero semplicemente imparare a far lavorare i loro cavalli in modo che abbiano la schiena che funziona, indispensabile perché possano saltare con facilità. Ma oggi non si vuole discutere di equitazione perché il mondo equestre è impregnato di un’analisi superficiale e livellatrice che l’affogherebbe nella confusione.