La montagnola è un ausilio addestrativo che veniva utilizzato nell’istruzione a cavallo dell’era caprilliana: infatti è presente nei campi di Pinerolo, Montelibretti, Tor di Quinto, Palmanova.
Ma oggi è in disuso e viene saltuariamente utilizzata soltanto come ostacolo.
Invece la montagnola serve a realizzare, in poco spazio, quei cambiamenti di equilibrio che sono parte essenziale nella definizione e costruzione dell’assetto corretto ed efficace.
Infatti essa propone una breve salita ripida, seguita da una altrettanto ripida discesa: l’esercizio è utile ed indispensabile non soltanto per insegnare al cavallo a gestire il suo equilibrio facendo uso dell’incollatura e delle reni, ma soprattutto per far comprendere e consolidare nei cavalieri la funzionalità dell’assetto.
Infatti, nella salita, per mantenersi insieme al cavallo e favorirne l’uso dell’incollatura e delle reni, il cavaliere dovrà far forza sulle staffe (azione di spinta), inarcando la schiena e contraendo i muscoli della pancia e del bacino, allo scopo di sollevarsi dalla sella e di poter avanzare con le mani.
Nella discesa, allo scopo di aiutare il cavallo a riportare indietro il proprio baricentro attraverso la flessione delle articolazioni alte posteriori, dovrà fermare il proprio assetto facendo leva sulla staffa (azione di resistenza) per fermare il ginocchio: altro vantaggio della discesa è che il cavaliere può “sentire” il cavallo “sulle sue gambe” e conciliare quindi la resistenza della mano con questa importantissima situazione (in caso contrario ne deriverebbe un equilibrio artificiale).
Queste due funzioni nell’uso della staffa rappresentano la base funzionale dell’assetto caprilliano e, se correttamente sviluppate anche con l’uso della montagnola, costituiscono il terno all’otto della nostra equitazione di derivazione militare.
Infatti, il lavoro del cavallo, nella sua fase avanzata adatta all’agonismo moderno, consiste da parte del cavaliere nel favorire e sviluppare l’oscillazione della linea dorsale del cavallo perché essa determina, attraverso la flessione delle articolazioni alte posteriori, la migliore disposizione delle sue leve: per favorirla dovrà far forza sulle staffe.
Per svilupparla limitarne la durata fermando l’assetto allo scopo di ottenere un “rimbalzo” (come il gioco del tennis contro il muro).
In sintesi il cavallo sarà fatto oscillare tra l’assetto che si alleggerisce e quello che si ferma.
Soltanto se questo concetto è chiaro nella mente dei cavalieri può essere valorizzato e migliorato nell’esecuzione: ed una corretta esecuzione determina nel cavallo una corretta riunione e la qualità dell’impulso.
Da quanto precede ben si comprende la stretta relazione esistente tra l’uso della montagnola e la buona equitazione: il suo abbandono è la causa principale dell’odierna confusione tecnica e quindi dello scadimento agonistico.
Carlo Cadorna
Signor Colonnello,
nella stessa misura in cui anni fa ricevetti da Te preziosissimi suggerimenti per la costruzione dell’ancora brillante mio campo ostacoli, vorrei – qui e pubblicamente – richiedere i Tuoi suggerimenti anche per la costruzione di questa montagnola (o mammellone, come anche detto) nel mio campo da cross!
A parte gli scherzi, poiché hai tanto da insegnare, se Tu potessi anche far comprendere quali possono essere le dimensioni, i materiali e le disposizioni in genere, utili per costruire questo esercizio, sarebbe ritengo comodo per tutti. Anche perché se il mammellone è evidentemente utile (come felicemente spieghi) non è di pronta esecuzione in un ambiente da maneggio moderno, con spazi “modernamente” relativi.
Grazie come sempre,
Filippo Gargallo
Forse non hai osservato bene ma ho pubblicato anche uno schizzo con le misure: dal momento che è in dislivello scarica l’acqua naturalmente. Basta realizzarlo con del materiale che si compatta bene e rifinirlo con un pò di sabbia grossolana.
Grazie. E’ un pò lunga per me ma non è molto alta. Forse ci riesco ad infilarla in un angolo.
Grazie come sempre,
Filippo Gargallo