Il cavallo è “sulle sue gambe” ed è correttamente teso sulle redini: non potrebbe esserlo se il cavaliere non lo assecondasse.
Osservare i cavalieri è compito precipuo dell’istruttore per individuarne i difetti e correggerli allo scopo di ottenere da essi una maggiore comprensione delle esigenze dei cavalli.
Il cavallo è contro la mano che tira perché l’assetto è dietro il cavallo (vi si aggrappa con le ginocchia).
Le lacune dei cavalieri provocano le difese dei cavalli (“le difese dei cavalli”): è quindi ad esse che bisogna porre attenzione nel giudizio sui cavalieri come giustamente stabilito dal Codice Etico degli equidi.
Posizione seduta su di un cavallo che ha il baricentro sulle spalle(osservare il carico sui nodelli) ed è sopra la mano: massima separazione tra i due baricentri.
La carenza più comune nei cavalieri è la mancanza di assieme con il cavallo perchè il loro assetto non è legato al suo movimento: quando l’assetto non è legato al movimento agisce sul treno posteriore separatamente impegnandolo in modo slegato dalla meccanica complessiva del cavallo (“Cross-country: equitazione in declino?”)con conseguenze negative a carico della funzione di spinta dei garretti (“L’equitazione nell’ottica delle funzioni”).
Il cavaliere non sente l’equilibrio del cavallo che è pesantissimo davanti (incollatura gonfia e senza estensione) e privo di spinta dietro (muscoli del posteriore poco sviluppati).
Questo, è il classico tipo di cavallo che inganna le giurie poco esperte perché ha dei movimenti naturali.
In questo caso il cavaliere non “sente” nulla ed usa il cavallo come fosse una macchinetta che lo deve portare: non si può parlare di Equitazione!
Testa e collo incassati nelle spalle e quindi mani che pretendono di tenere il cavallo in una posizione: contro la mano.
Possiamo osservare quasi tutti i cavalieri di S.O. utilizzare al termine del percorso il galoppo riunito per riequilibrare il cavallo: è una pratica che non ha senso perchè non aiuta il cavallo ad usare la schiena con la ginnastica delle articolazioni alte. Meglio sarebbe un pò di lavoro al passo (“Il lavoro al passo”) e qualche tempo di trotto con il cavallo in estensione.
Ma “lo fanno tutti” come se questo fosse un buon motivo: gran parte degli sprechi dello Stato derivano dal fatto “che si è sempre fatto così!”.
Questo grande cavaliere dimostra come si può mantenere un assieme perfetto anche nei momenti più difficili: lo sviluppo muscolare del cavallo è perfetto.
Quindi, l’assieme con il cavallo deve essere la principale preoccupazione dei cavalieri: bisogna aggiungere che esso può essere raggiunto e conservato soltanto con l’assetto che fa il giusto uso della staffa.
La fermezza del cavaliere ottenuta fermando il ginocchio attraverso la spinta del tallone in basso sulla staffa.
I buoni cavalieri che lo negano si contraddicono: ho visto il maestro P. Karl che ha un assetto perfetto ma non lo dice a causa del solito sciovinismo francese. Quello che è grave è che siano gli italiani a negarlo!
Le spalle precedono le mani: il cavallo è imbarcato.
Ho ammirato il percorso di M. Ehning a Vienna ma non ho potuto fare a meno di notare che è stato salvato dalla qualità eccezionale del suo cavallo: infatti nella combinazione ai garretti è mancata la spinta ed il cavallo ha evitato due errori con un movimento acrobatico dei posteriori. Quindi, un risultato artificiale che difficilmente potrà essere ripetuto nella prossima gara.
Il lavoro giusto deve intervenire modificando in modo permanente la disposizione delle leve posteriori.
L’altro elemento essenziale nella funzionalità dell’assetto dei cavalieri è il rispetto della meccanica del cavallo: ogni volta che le gambe chiedono una maggiore estensione della linea dorsale, le mani devono cedere.
Ma per poterlo fare è necessario che siano indipendenti e lo possono essere soltanto se l’assetto riesce ad assecondare il baricentro del cavallo senza che le mani si attacchino alle redini: quindi un assetto basato sul giusto uso della staffa!
Posteriore sotto sforzo, schiena rigida (osservare la coda), mano che viene indietro. Assetto apparentemente giusto ma funzionalmente errato.
Essendovi un nesso evidente tra le due esigenze è più facile osservare i difetti nell’osservanza della seconda (il rispetto della meccanica) anche allo scopo di individuare le carenze nella prima (l’assieme dei due baricentri).
Invitare gli allievi ad avanzare con le mani senza che nulla cambi è un buon metodo per il controllo perchè se il cavallo modifica la sua attitudine significa che non vi era impulso (“La tensione dorsale”): in questo caso è probabile che manchi l’assieme. Questo esercizio è ancora più efficace in salita ed all’andatura del trotto.
Dinamismo ed armonia.
Queste osservazioni costituiscono la base della formazione dei giovani cavalieri: in passato ho potuto ammirare la correttezza e l’uniformità delle scuole svedesi ed oggi la grande equitazione praticata dai suoi maggiori rappresentanti.
Purtroppo invece, ho visto nei nostri campionati giovanili molti ragazzi con i cavalli in difesa: credo proprio che dobbiamo cambiare strada!
Carlo Cadorna
P.S. Dal momento che alcuni lettori contestano la possibilità e l’opportunità di criticare, per il tramite dei loro cavalli, dei cavalieri di grandi capacità agonistiche è opportuno precisare che quando le critiche sono motivate da elementi oggettivi (ad esempio un cavallo in difesa) sono indiscutibili. I critici non sanno distinguere l’aspetto agonistico da quello equestre: La Striglia si occupa soltanto di quest’ultimo che è strettamente legato al benessere del cavallo.