Le polemiche che hanno caratterizzato l’organizzazione della potenza pony alla Fiera di Roma, hanno reso attuale ed improcrastinabile un dibattito sul carattere più o meno educativo dell’attuale organizzazione di formazione equestre. Ne è una prova concreta il grande turn-over che si verifica tra i ragazzi che frequentano le scuole pony. Ed è il motivo principale che ha bloccato l’effettiva crescita del movimento sportivo equestre italiano.
La FISE ha istituito campionati per ogni età: è naturale che l’aspetto agonistico abbia preso il sopravvento fin dalla più tenera età. La conseguenza è stata la diffusa abitudine di proporre ai genitori, come scelta indispensabile, l’acquisto di un pony ad altissimo prezzo.
Questa scelta, obbligata per gli allievi che non sono maturi sul piano equestre, è quanto mai diseducativa perché insegna che il successo si ottiene con i soldi ed allontana i genitori più responsabili.
E’ inoltre diffusa l’abitudine, da parte di alcuni istruttori-commercianti, di offrire ad allievi in difficoltà l’acquisto di un cavallo come la soluzione di tutti i problemi. Si tratta evidentemente di concorrenza sleale nei confronti di quegli istruttori che si impegnano nell’insegnare agli allievi a risolvere da soli, con il lavoro, i propri problemi.
Il tema è talmente importante ed interessante, che ho ritenuto di approfondirlo con l’aiuto di due grandi professioniste quali Marie Catherine Boibien ed Isabelle Claude.
Anzitutto l’approccio dei ragazzi più giovani richiede molte precauzioni perché sono sempre più fragili dato che godono, da parte dei genitori, di una protezione spesso eccessiva. Di conseguenza si sentono al centro dell’attenzione, investiti di una responsabilità che non sono in grado di sopportare: avrebbero bisogno di mettersi alla prova sostenuti da adulti maturi e sicuri di sé per far crescere l’autostima per le prove superate. Ma questo, spesso, viene loro negato. Inoltre, i bambini hanno la capacità di concentrarsi solo per un tempo limitato; bisogna quindi semplificare l’addestramento che deve essere basato soprattutto sul gioco e sul rapporto con l’animale. La parte tecnica deve essere ridotta all’essenziale perché non si instaurino dei difetti difficili da correggere e che influiscano negativamente sulla sicurezza.
Il rapporto con il cavallo-pony è importante perché esso è lo specchio delle nostre emozioni, del nostro inconscio. E’ quindi un aiuto formidabile per conoscere se stessi. Studiare e riconoscere le proprie emozioni aiuta la comprensione e l’accettazione di se stessi, apre alla comunicazione e dona una grande serenità e pace interiore.
Di qui l’importanza della scelta perché, quella di un cavallo non avviene mai per caso. Noi tendiamo a scegliere i cavalli che, con il loro carattere, compensano i nostri problemi. Lasciare all’allievo la possibilità di scegliere significa fargli intendere che la sua opinione ha un valore e che è ascoltato. Ed è interessante sapere che i bambini scelgono con maggiore spontaneità rispetto agli adulti.
L’incontro con il cavallo-pony deve avvenire nel box, attraverso il governo, in semilibertà, passeggiando a mano ed infine montandolo. Può essere sviluppata la cognizione di come i cavalli rispondono al nostro linguaggio corporale invitandoli a muoversi, con noi, senza capezza. Si prende coscienza che, quando qualcosa non va, non dipende dal cavallo ma dal nostro atteggiamento emotivo.
Quanto precede, per le sue grandi implicazioni sul piano educativo e rieducativo, richiede delle modifiche nell’organizzazione federale che facilitino la scelta, rendano l’istruzione più qualificata e valgano a combattere, nelle sue implicazioni peggiori, il commercio dei cavalli.
Le modifiche dovrebbero riguardare il sistema di attribuzione dei voti alle società affiliate. Esso dovrebbe essere basato unicamente sui risultati agonistici ottenuti dai tesserati. Dovrebbero essere conteggiati, con punteggio doppio, i risultati ottenuti con cavalli di proprietà della scuola. Per i cavalli privati dovrebbero essere conteggiati solo i risultati ottenuti con cavalli acquistati da più di un anno.
Inoltre dovrebbe essere migliorata la qualificazione psicoterapeutica degli istruttori.
Infine, è indispensabile che i genitori si rendano conto che il montare a cavallo è, per gli allievi, l’ultima delle attività. E’ necessario che prima si instauri un rapporto di fiducia con i cavalli : questo deve essere l’obiettivo delle prime lezioni.
Carlo Cadorna