Quando avvengono dei fatti gravi si è naturalmente portati ad esprimere delle opinioni basate più sull’emozione dell’accaduto che su di una pacata riflessione.
Desidero perciò tornare sull’argomento anche facendo riferimento alla mia lunga esperienza: ho montato in completo, per alcuni anni da professionista, dal 1966 al 2004.
Innumerevoli sono i cavalli, più o meno giovani, che ho preparato in questa disciplina in un’epoca nella quale la “campagna” aveva una valenza molto superiore all’attuale ed il dressage minima. Ho subito un unico incidente dovuto a condizioni atmosferiche particolarmente avverse.
Quindi la prima osservazione da fare è che l’aumento della valenza e della difficoltà del dressage non ha portato una maggiore sicurezza come d’altro canto sostenuto, con molta autorevolezza, da Raimondo d’Inzeo nell’ultima riunione federale cui ha partecipato. Questo perché il dressage rappresenta una specializzazione ed è spesso confuso con l’equitazione di base(“La prima fase dell’addestramento”) che è invece il vero presupposto per poter competere nel completo in piena sicurezza (“La preparazione per il rettangolo”).
Infatti la campagna, essendo il suo ambiente naturale, è congeniale al cavallo purchè sia costruita rispettandone la natura: un fosso serve per incanalare le acque e non può stare in mezzo ad un prato. Giuseppe della Chiesa ne ha dato un bell’esempio nella ricostruzione del percorso di Badminton dove, a dispetto dell’indubbia difficoltà, non si è verificato nessun incidente.
Inoltre, davanti all’ostacolo, il cavallo deve scegliere se saltare (impegnandosi) o fermarsi: è l’eventuale terza possibilità che è pericolosa e determina quasi tutti gli incidenti (è così anche nel S.O. – vedi caso Camille). I cavalli che devono saltare in campagna si formano al trotto(“La preparazione per il cross-country”): basterebbe osservare questa semplice regola per evitare la maggior parte degli incidenti (perché i cavalli diventano “clever“=destrezza).
Essendo congeniale alla natura del cavallo è di vitale importanza rispettarla nella sua preparazione atletica: lo stato fisico di un cavallo si valuta al passo quando esce dal box, osservando con quale scioltezza impiega i posteriori.
La salvaguardia dello stato fisico del cavallo dipende, in massima parte, dall’insieme ovvero dalla capacità del cavaliere di adattarsi alle sue esigenze dinamiche: ma per poterlo fare le deve “sentire” e conoscere. E questo è un problema che tocca l’istruzione e quindi la formazione degli istruttori.
Un istruttore capace può preparare un cavallo per la campagna anche lavorando in campo ostacoli: ma certo, la formazione degli allievi sarà tanto più giusta e completa quante più sensazioni diverse potrà immagazzinare.
Per questo motivo è utile passare dal campo ostacoli alla campagna e da essa alla pista. Qualsiasi lavoro innaturale abbia compiuto un cavallo allo scopo di raggiungere un certo equilibrio, lo perde quando ha galoppato due minuti in campagna(“Cross-country: equitazione in declino?”). Ed il segnale inequivocabile del lavoro innaturale sono le difese (“Le difese del cavallo”).
Per concludere, il completo è la specialità più formativa a condizione che istruttori e costruttori di percorso rispettino la natura. A queste condizioni è certo meno pericoloso del salto ostacoli nel quale il cavallo deve, invece, misurarsi con la verticalità degli ostacoli che non gli è congeniale.
Carlo Cadorna
Sono d’accordo. Maggior competenza per gli istruttori sia nel’ allenamento specifico del cavallo che in quello del cavaliere e maggior competenza per i costruttori di percorso. Le difficoltà’ tecniche, che con il salire delle categorie devono ovviamente crescere, non devono essere basate sulla spettacolarizzazione del salto per dimensioni ma tenere conto dell’effettiva capacità’ di gestione del cavallo da parte del cavaliere durante l’intero percorso di cui il momento del salto e’ solo una parte.
Condivido!
Se il cavallo e il cavaliere sono ben allenati non è pericoloso, o meglio, non è più pericoloso di altri sport.
Il motociclismo è pericoloso ?? Valentino Rossi è un gran campione e non ha mai avuto incidenti di grosso rilievo a quasi 300 all’ora su due ruote. Se non fosse adeguatamente preparato e se il fato si fosse accanito su di lui allora il suo sport sarebbe stato/è pericoloso. Tutto è pericoloso e tutto può non esserlo.
Finalmente un analisi acuta del Completo. Condivido, soprattutto l’enfasi sulla condizione fisica/psichica del cavallo e del cavaliere!
L’analisi delle statistiche pubblicate sugli incidenti nel Completo (v. siti FEI e British Eventing) dimostra che gli incidenti più gravi (fatal) sono legati alla rotational fall, cioè alla caduta che vede il cavallo compiere una capriola completa per poi ricadere sul cavaliere.
Vi è un filmato molto più chiaro delle mie parole; lo si può vedere su YouTube digitando il nome di un cavaliere francese, Karim Florent Laghouag. Un maglio si abbatte sul suo torace.
Non credo vi siano dubbi che debba la sua salvezza al corpetto gonfiabile che indossava al momento dell’incidente.
Non sarebbe opportuno introdurre l’obbligatorietà dell’uso di questi dispositivi di sicurezza?
giuseppe maria de nardis
Vi è un dibattito in corso su questo argomento: a me pare che Lei abbia ragione ma pare che vi siano rilevanti questioni di costo da risolvere. Bisogna tornare indietro e rispondere alla domanda:”L’equitazione è uno sport per tutti?”. Se si bisogna creare le condizioni perché costi meno. Comunque l’indagine sulla morte del cavaliere canadese Mac Donald ha accertato che indossava un corpetto protettivo non omologato… Tutto si potrebbe risolvere se lo sport fosse in crescita: per questo motivo la riqualificazione tecnica e, soprattutto, educativa degli istruttori è, a mio parere, il punto chiave sul quale concentrare la maggiore attenzione della nuova dirigenza FISE. A breve pubblicherò un articolo sul problema educativo….
Caro Carlo, ottimo il tuo intervento e, costruttive anche le risposte, Tutti i miei complimenti. Paolo
Detto da Paolo Reinach, una delle persone più competenti, è veramente un grande complimento! Vista la grande confusione culturale, perché la FISE non lo coinvolge nella riscrittura dei testi tecnici?????