In questo obiettivo vi è quasi tutto l’addestramento di un cavallo perché l’impiego che esso ne fa, determina la sua capacità di equilibrarsi stabilmente (equilibrio) e di mettere in funzione le leve posteriori che danno la spinta (impulso).
Infatti vi è una differenza sostanziale tra un cavallo che resta costantemente in equilibrio da solo -si sostiene- (ad esempio quelli di B. Madden) ed uno che deve essere assistito dalle gambe e dalle mani del cavaliere per restare tale( cavalli dei cavalieri tedeschi).
I primi non fanno alcuna fatica perché la postura con la schiena inarcata e la base dell’incollatura sollevata è diventata, attraverso il lavoro, per loro naturale.
I secondi devono essere continuamente impegnati dal cavaliere in un esercizio fisico che assomiglia al galoppo di lavoro e, di conseguenza, si stancano presto.
I recenti campionati del mondo ce ne hanno data la dimostrazione: nessun cavallo tedesco è arrivato tra i primi (come del resto nei campionati precedenti), pur avendo una qualità senza eguali ed essendo montati dai migliori piloti del mondo. Inoltre il cavallo più fresco si è dimostrato quello di B. Madden pur essendo il più alto di statura e quindi il più macchinoso nella sua meccanica.
Questo perché l’equitazione naturale parte dall’osservazione della biomeccanica naturale dei cavalli: se devono affrontare una discesa ripida tendono l’incollatura in avanti naso compreso. Se il cavaliere impedisce loro questa postura partono al galoppo o saltano.
Questo avviene perché vi è un collegamento preciso nella struttura del cavallo tra l’impiego dell’incollatura e la possibilità di portare i posteriori sotto la massa determinando un equilibrio.
Infatti, possiamo assimilare la struttura del cavallo a due trapezi che si collegano nella base dell’incollatura: se i due trapezi allungano la parte alta, quella bassa si accorcia contraendosi e determinando la rotazione del bacino ed il sollevamento della base dell’incollatura i cui muscoli, trovandosi al centro, possono restare in contrazione senza nuocere al movimento degli arti ed alla scioltezza dell’insieme.
Ma l’allungamento della parte alta dei trapezi dipende da altri due cardini che sono la nuca e la mascella.
Ecco perché un cavaliere che, attraverso le azioni della mano, non è padrone di esse , non può agire efficacemente nel determinare un equilibrio stabile nel cavallo: di conseguenza il colloquio tra la mano e la bocca del cavallo (“L’addestramento del cavallo”) dovrebbe costituire l’obiettivo di tutti i cavalieri degni di questo appellativo e la base nella preparazione degli istruttori. Il colloquio con la bocca del cavallo può essere migliorata con il lavoro a mano(“Il lavoro a mano”).
Troppi cavalieri, anche famosi, credono che la sensibilità competente della mano possa essere sostituita dalle redini di ritorno che ottengono il risultato contrario, affossando la base dell’incollatura. Infatti, anziché sollecitare e favorire il “giusto uso dell’incollatura” da parte del cavallo, la “legano” bloccandola: come un atleta umano che dovesse correre e saltare con le braccia legate.
Inoltre flettono l’incollatura “spezzando” il collegamento tra la mano del cavaliere ed i posteriori del cavallo. Di conseguenza il cavaliere non può “sentire” attraverso la mano il reale impegno del posteriore, anche per prevenirne eventuali difese.
Al contrario, l’uso del filetto elevatore (“Le imboccature) in doppia redine rende impossibile qualsiasi sottrazione (flessione) da parte del cavallo: consente quindi al cavaliere, purchè sia sicuro dell’indipendenza della propria mano, di valutare efficacemente il reale equilibrio del suo cavallo. Se il cavallo si appesantisce sulla mano significa che non si sostiene e che bisogna tornare indietro al lavoro di base. Se invece si mantiene leggero significa che il cavallo è riunito e si potrà ottenere, con questa imboccatura, un migliore uso dell’incollatura.
Inoltre occorre precisare che il giusto uso dell’incollatura rende possibile lo sviluppo dell’impulso perché la rotazione del bacino mette le leve posteriori nella posizione più idonea per esercitare la spinta in avanti e verso l’alto.
Per ben comprendere bisogna evitare di considerare l’incollatura un’entità fisica: in un cavallo ben lavorato essa è semplicemente il muscolo che esprime l’impulso nella mano del cavaliere.
Parlo dell’impulso vero, quello conseguente al livello di addestramento del cavallo: quando il cavallo avrà portato la linea dell’equilibrio (spalla- art. coxofemorale) in salita(“La riunione”) si muoverà naturalmente con equilibrio ed impulso richiedendo al cavaliere, come unico favore, di non contrastarlo.
In questa fase (“Le fasi dell’addestramento”), il movimento dell’incollatura, che durante l’addestramento di base si muove non solo dall’indietro in avanti ma anche dall’alto in basso, si esplicherà esclusivamente verso l’avanti perché l’abbassamento delle anche ha reso l’equilibrio stabile. L’incollatura, ancorché ben tesa sulle redini, sarà libera di muoversi per facilitare l’equilibrio e l’impulso del cavallo a condizione che la mano sappia cedere.
In altre parole, la mano non dovrà più contenere ma soltanto ricevere l’impulso. Se il cavaliere resta seduto la mano non potrà cedere completamente nemmeno nel galoppo in piano. Ci riflettano i numerosi cavalieri che galoppano seduti su un cavallo che deve saltare!
Per concludere occorre aggiungere che il giusto uso dell’incollatura è anche il presupposto per curare (“L’osteopatia”) i problemi articolari della colonna vertebrale e muscolari della groppa del cavallo.
Carlo Cadorna
L’ottenimento e il mantenimento durante tutta la sessione di lavoro della giusta posizione dell’incollatura e quindi del dorso e dei posteriori mi è problematica , e non solo per il sottoscritto da quanto si vede anche su cavalieri con cavalli più dotati . Il problema nel mio caso è : pochissima mano ,solo impulso (senza speroni come mi consiglia l’istruttore ) nessun risultato (testa alta del cavallo del tutto indifferente) , ma con un po’ più di mano . subito incappucciamento . , e via dicendo . Ottengo la cessione a tratti solo al passo spingendolo contro l’imboccatura , ma poi il cavallo rialza violentemente il collo .Passando al trotto il cavallo ritorna in alto e ci rimane …
In sostanza ora ottengo solo un po’ di falsa flessione secondo me con troppa mano …. .
Grazie
Le Sue difficoltà derivano, oltre che dalla Sua scarsa esperienza, dal fatto che probabilmente il Suo cavallo ha una muscolatura antagonista. La cosa più intelligente è quindi di lavorare prima un po’ il cavallo con le redini messe come ho scritto, esclusivamente al passo, fino a che resti un po’ stabile in un contatto giusto. Quindi montato, inizialmente soltanto con una mano sola, partire dall’alt, che va mantenuto fino a che il cavallo non trova una posizione comoda (scriverò un apposito articolo) – “Le sensazioni a cavallo”- e passo. Niente trotto fino a che il passo non è perfetto. Se pensa di mettere troppa mano, aumenti la spinta in avanti aiutandosi con speroni e frusta, e curi che vi sia cooperazione tra le azioni della mano e quelle dell’assetto(il bacino va avanti-indietro: quando va avanti avanza la mano; quando viene indietro lo fa anche la mano). Immagini di far avanzare le spalle del cavallo rispetto all’incollatura. Controlli inoltre di essere sempre ben inforcato. Se il cavallo si incappuccia, utilizzi un filetto più dolce e faccia molte transizioni. Si aiuti con delle barriere a terra alla distanza di 90 cm. guardando avanti. E non dimentichi di respirare perché in questo modo Lei si decontrae e fa decontrarre anche il cavallo. In genere, pochissimi cavalieri hanno un assetto veramente “inserito” nel movimento del cavallo.
Si , da buon maremmano effetivamente l’incollatura è antagonista ; faccio notare che il lavoro al passo , riscontrato fondamentale per lo scioglimento di essa è disconosciuto oramai dai più . ……
Guardi che bel lavoro al passo ha effettuato la campionessa Sara Morganti! Le suggerisco di leggere le conclusioni dell’articolo “L’osteopatia”.
Buongiorno, ho rinvenuto con sorpresa piacevolissima su you tube la serie dei manuali di equitazione italiana fatti a Montelibretti , con la regia di Giorgio Caponetti , che ho conosciuto ,direzione tecnica di Checcoli e Grignolo , risalenti penso agli anni 80 ; Penso siano utilissimi , fatti bene e con degli splendidi assetti e puledri . In particolare il video n.5 è fondamentale..
Se potessimo tutti noi dilettanti imparare a montare cosi con cavalli cosi rilassati sarebbe meraviglioso.
E’ un lavoro complessivamente realizzato molto bene. Senonchè ha un difetto fondamentale in relazione allo scopo che si riprometteva: l’assetto che viene mostrato e descritto NON è quello caprilliano perché non si parla di spinta del tallone in basso e quindi l’assetto non può essere fermo perché non scende e, se non scende, non può fare corpo con il cavallo. Negli esempi è giusto l’assetto di Scaccabarozzi(Montelibretti) mentre non lo è quello che si vede ai Pratoni del Vivaro (B. Ambrosione) che assomiglia più all’assetto francese. Infatti i Suoi cavalli sono rilassati ma anche senza impulso!! Perché, se l’assetto non è fermo, il cavallo non può avere una tensione dorsale….
Infatti il Col Scaccabarozzi è ritenuto un buon interprete del sistema caprilliano ,ed è stato tecnico della nazionale ( o , sbaglio ? ) .
E’ così! Ed è in carica come coordinatore delle attività agonistiche FISE.