Ho già trattato diffusamente questo problema che è strategico perché l’equitazione italiana torni a crescere nei numeri e nella qualità. Torno a parlarne perché la nuova presidenza FISE ha in programma una specie di rifondazione del settore partendo dalla creazione di un’Accademia al nord ed una al centro.
Per comprendere ed inquadrare correttamente l’esigenza bisogna fare un passo indietro negli anni facendo una breve sintesi storica dell’istruzione equestre che si caratterizza per i suoi aspetti tecnici e morali.
L’invenzione Caprilliana diede all’Italia un lungo periodo di supremazia mondiale, fino alla fine degli anni venti. Poi, le principali scuole militari straniere (francese e tedesca) copiarono la dottrina italiana integrandola con l’arte equestre di provenienza classica ed ottennero risultati migliori dei nostri cavalieri.
Nel dopoguerra, la scomparsa parziale o totale delle scuole militari portò ad un generale decadimento: ce ne avvantaggiammo noi perché disponevamo di alcuni ottimi istruttori formati a Pinerolo e di alcuni loro allievi di particolare talento.
In questo periodo che durò fino al termine degli anni ’60 furono formati tanti eccellenti cavalieri, tutti superiori come cultura e capacità equestre a quelli di oggi. Ne cito alcuni: Angioni Stefano e Paolo, Serventi Giulia, Albanese Sergio, D’Amelio Ugone, Pogliaga Defendente, Carli Stefano, Maini Mario, Oppes Salvatore ed Antonio, Gutierrez Giancarlo, De Lorenzo Alessandro, Capuzzo Adriano, Novo Lalla, Castellini Gualtiero, Orlandi Vittorio, Danno Salvatore, Argenton Alessandro, Moretti Giuseppe, Belligoli Luigi, Checcoli Mauro, Magliari Adalberto.
A questa lista, sicuramente incompleta, mancano i tre fuoriclasse (D’Inzeo-Mancinelli) che hanno fatto dimenticare alla dirigenza federale la necessità di perpetuare l’arte equestre italiana.
Siamo così giunti agli anni settanta quando alla nuova dirigenza parve giustamente necessario ripartire da zero: ne fu conferito l’incarico al V. Presidente Gen. Geri Honorati che ne aveva, almeno sulla carta, tutti i titoli. Infatti il Padre era stato un grande cavaliere, coetaneo di Caprilli ed egli stesso aveva conseguito la qualifica di sottoistruttore a Pinerolo (non veniva regalata a nessuno!).
I risultati furono discreti ma non sufficienti a riportarci al livello delle nazioni più progredite; il prodotto culturale di questa gestione è il filmato “Scuola di Equitazione” che viene proiettato spesso in televisione.
Si tratta di un lavoro di pregevole fattura ma con gravi carenze tecniche: infatti non si parla di spinta del tallone in basso senza la quale l’assetto non scende in basso e non si ferma.
Senza un assetto fermo il cavaliere non può resistere (senza tirare) alla tensione che il cavallo ben preparato esprime nella mano del cavaliere quando è chiamato ad affrontare un salto e nella riunione (“L’equitazione naturale e la riunione”); ben gestita, consente al cavallo di utilizzare al massimo la flessione delle sue articolazioni posteriori.
La gestione federale successiva ( fine anni ’90) decise addirittura di cancellare la scuola italiana in favore di quella tedesca. Avvenne attraverso la redazione di un nuovo manuale per gli istruttori (quello attualmente in vigore) svolta da una commissione diretta da un istruttore specializzatosi in Germania ed attualmente radiato dalla FISE per un grave incidente occorsogli (“Un istruttore sfortunato”) : era costituita da altri istruttori di scuola italiana la cui presenza, molto generosamente retribuita, è servita al Presidente pro tempore per tappare la bocca ai critici di scuola italiana.
Poiché ero all’epoca tecnico federale, fui invitato a presentare in un convegno le mie osservazioni: il testo presenta errori evidenti di cultura generale (Fisica) e numerose contraddizioni.
Ma i presenti al convegno non furono in grado di comprendere le mie osservazioni: deluso da tanta mediocrità inviai le osservazioni al Gen. G. Honorati che mi rispose di condividerle con la cartolina che pubblico e che rappresenta ormai un documento storico.
Nel ’99, nel corso di un convegno da me organizzato a Pinerolo, il V.Presidente mi assicurò che sarebbero state apportate delle modifiche secondo le osservazioni fatte ma nulla di tutto questo è avvenuto.
La conseguenza è sotto gli occhi di tutti ed un valente giornalista del settore l’ha ben illustrata: abbiamo perso due generazioni di giovani cavalieri e non ci si illuda per i risultati nel settore giovanile che dipendono dalla qualità dei cavalli.
Inoltre è scoppiata la questione morale dal momento che moltissimi istruttori si dedicano esclusivamente al commercio dei cavalli a fini di lucro.
Quanto precede è stato aggravato, dopo il ’96, dal sistema introdotto per la formazione basata su brevissimi stage periodici che consentono alla FISE di incassare molte risorse: ma un istruttore non si può formare in pochi giorni. E’ necessario invece un lungo affiancamento con degli istruttori molto esperti che possano trasmettere, ai giovani, il colpo d’occhio su cavalli e cavalieri.
Appare quindi evidente la necessità di ripensare tutta la formazione curando non soltanto l’aspetto tecnico ma anche e soprattutto quello morale:
- sotto l’aspetto tecnico tutti gli sport si sono evoluti negli ultimi anni con l’applicazione delle scienze motorie e della fisiologia dei muscoli: ne ho avuto diretta conoscenza confrontando le tecniche utilizzate negli anni ’50 e ’60 (saltavo in alto 150 a piedi uniti) per l’allenamento e quelle usate oggi dai migliori tecnici della Scuola dello Sport (“Lo sviluppo della funzione di flesso-estensione”).
- è quindi evidente che va ripensato tutto il sistema di addestramento dei cavalli anche perché molte delle tecniche ancora in voga potrebbero rientrare nel reato di maltrattamento.
- sotto l’aspetto morale bisogna creare un albo dei commercianti di cavalli ben distinto da quello degli istruttori che dovrebbero fornire esclusivamente la loro consulenza nell’acquisto, rendendola impegnativa anche per il successo del binomio che va a formarsi.
Sorprende invece che siano stati designati gli stessi personaggi che hanno collaborato alla stesura dell’attuale (indecente) manuale perché mi pare che non abbiano l’autorità morale che il difficile momento attuale sicuramente richiede.
Le norme redatte dal CONI per la formazione dei tecnici offrono qualche spunto legale per affrontare il problema della riqualificazione: infatti, mentre il valore legale dei titoli attuali non può essere messo in discussione, l’operatività degli stessi può essere sospesa.
Posto che un istruttore non si può giudicare dai risultati degli allievi in gare che non siano di stile, perchè sono largamente influenzati dalla qualità dei cavalli montati (situazione che favorisce il commercio), a me sembra che il modo più onesto ed efficace per risolvere il problema, sia quello di sottoporre tutti gli istruttori ad un esame che potrebbe essere tenuto da una commissione itinerante previo breve corso di aggiornamento.
L’elemento che deve distinguere i tecnici del livello elevato non può che essere la conoscenza e la capacità di utilizzare la mezza fermata che costituisce la base dell’equitazione superiore. Tutti gli altri devono avere una conoscenza approfondita delle caratteristiche funzionali dell’assetto e delle modalità per insegnarle.
I tecnici che non siano promossi potrebbero essere momentaneamente sospesi facilitandone l’aggiornamento da verificare in un esame successivo.
Questa procedura consentirebbe alla FISE di farsi un’idea precisa e generale del valore di ciascuno dei moltissimi istruttori esistenti: in questo modo potrebbe poi valorizzare i migliori conferendo alla nostra equitazione una spinta straordinaria verso il successo.
E’ infine necessario un rigoroso controllo che potrebbe partire dall’impostazione dei giovani che partecipano alle categorie di stile.
Carlo Cadorna
Che dire di piu? Un’analisi precisa,stringata,ma in grado di farci capire come e perchè questo mondo è cambiato e,pur continuando a montare a cavallo,quanto mi sia stato utile perdere la frequentazione di nuove teorie,antitetiche da quelle che appresi alla fine degli anni 70. Con l’augurio che si ricominci a studiare la morfologia,la psicologia,lo sviluppo del movimento del cavallo “in libertà”,e soprattutto l’etica e la moralità che distingueva questo mondo,ringrazio per le sempre precise analisi
scusi poiché non si legge bene cosa scrive sulla cartolina sulLa risposta il Gen. Honorati ? Grazie
Caro Carlo, grazie per avermi mandato le tue osservazioni sul testo guida della FISE, tutte giuste….ma come parlare ai sordi! Gli esteri montano all’italiana, i nostri no…
Caro Carlo,
“rifondare l’equitazione italiana” partendo dalla creazione di due Accademie vuol dire di per se partire con il piede sbagliato. L’Accademia non può essere che una ed una sola e la scelta della sua sede non può essere determinata dalla geografia. A meno che le due Accademie non si riferiscano a due livelli d’istruzione diversi.
Il rispetto che si deve al Presidente e al suo passato sportivo, fino a prova contraria, mi impediscono di dire altro.
Un saluto
Giuseppe De Maio
Hai ragione: ne possono sussistere due soltanto se la testa è una sola….
Caro Carlo,
Il tempo é galantuomo, ragazzi italiani dotati ne nasceranno ancora, cavalli buoni pure. La faccenda triste è che abbiamo perso il treno in ambito internazionale ed ora, montando bene all’italiana , ce le suonano. Mi riferisco al concorso ippico. Personalmente sono felice di aver avuto la fortuna di avere avuto genitori e maestri che sapessero cosa fosse e che montassero bene. La televisione, i blogs, i lives dei comitati, i socials, Caro Carlo, oggi fanno tanto, forse più della fise….I ragazzi italiani vedono bene sai! Speriamo che la fise si svegli! Giovanna Binetti
Cara Giovanna, è vero, l’Italia è piena di talenti, ma senza degli istruttori di assoluta eccellenza non arriveranno mai al primo livello. Io credo che in Italia ve ne siano pochissimi. La nostra situazione è generale: non vedo differenze tra le specialità olimpiche!
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