Negli anni 70 ho avuto il piacere e l’onore di essere allieva e di partecipare alle lezioni di Raimondo D’Inzeo. Lezioni che il colonnello teneva alla Società Ippica della Farnesina , prima che diventasse il tecnico nazionale, quando seguì in squadra gli azzurri tutti.
Cito solo tre nomi degli allievi ed azzurri di quei tempi: Govoni , Moyersoen, Arioldi.
Ricordo un esercizio che il Colonnello ci faceva fare prima di saltare, per allenarci ad avere la totale indipendenza tra mani e gambe ed un assetto ben solido in sella prima, durante e dopo ogni salto.
Trattasi di equitazione superiore che riguarda il concorso ippico e che dovrebbe interessare le persone che desiderano praticare questa disciplina.
L’esercizio inizia al trotto.
Togliere le staffe e battere il trotto come se le avessimo, attaccandosi con una mano ad un ciuffo della criniera, ben in avanti sul collo del cavallo, per aiutarsi un po’ all’inizio, poi, mollare la presa e continuare a battere il trotto.
Fare la stessa cosa al galoppo leggero.
Transizioni fino all’alt sempre stringendo le gambe, le ginocchia, senza cambiare la posizione del ginocchio e sempre in assetto leggero, senza staffe.
Così facendo sviluppiamo i muscoli adduttori delle cosce….Dovadola semplicemente ci diceva: “stringete le ginocchia” e così fin da bambinelli, ben solidi in sella, imparavamo ad essere insieme al cavallo in ogni suo movimento, salto compreso.
Se ci alleniamo con questo esercizio, sarà più facile non essere sorpresi da partenze grandi o rimesse e riusciremo ad essere più insieme al cavallo nel salto e nei movimenti del cavallo, dimenticando di usare le mani in contatto con la bocca come punto di sostegno.
Giovanna Binetti
Giovanna Binetti
Questo esercizio deriva dalla scuola tedesca. Concettualmente non è giusto perchè stringendo le ginocchia si tende ad uscire, non ad entrare nella sella (come una forbice che stringe qualcosa di duro). Inoltre, il lavoro senza staffe tende a far irrigidire il cavaliere che invece deve montare in completa decontrazione, per favorire quella del cavallo. Le ginocchia devono aderire senza stringerle perchè il bacino tende ad avanzare e le ginocchia a scendere come conseguenza del movimento ritmico della schiena che si tende e si rilascia. Devono aderire anche perchè il cavaliere spinge i talloni in basso (facendo scendere il ginocchio) e la suola in fuori. Montando in questo modo si ottiene, nel tempo, una totale fusione tra il cavallo ed il suo cavaliere (il binomio). L’esercizio senza staffe è utile solo se effettuato in completa decontrazione e serve, essenzialmente, per accordare il movimento della propria schiena con quella del cavallo: bisogna quindi disporre di un cavallo con la schiena morbida.
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io monto a cavallo tenendo i talloni bassi e la punta rivolta a verso il costato del cavallo
come faccio a tenere le suola in fuori grazie
La punta deve essere tenuta in modo naturale (non forzata in dentro). Per tenere la suola in fuori, come per tenere il tallone basso, bisogna ginnasticare la caviglia che deve flettersi nei due sensi.
E’ conveniente esercitarla a terra sulle scale e su qualcosa di obliquo; a cavallo passando sulle barriere ed afferrando con una mano per volta il piede che si deve flettere. Questo esercizio, da effettuare guardando avanti è utile anche per la flessione dell’articolazione lombo-sacrale. Bisogna dedicare qualche minuto tutti i giorni alla ginnastica a cavallo.